Perché nelle parole incrociate ci sono neologismi che sfuggono alla sua attenzione, altrimenti le terminerebbe velocemente, anche le più complesse. E’ una figura affascinate Wanda Angela Prevignano, che spegne oggi le cento candeline. Accoglie con quel sorriso che sa di vitalità, pronto a scrutare l’interlocutore per cercare una intesa intellettuale. Che abbia avuto una vita interessante, lo si comprende da subito: “Sono soddisfatta, nessun rimpianto”, esclama con decisione. Atleta (“praticavo il salto in alto “, spiega), insegnante alle scuole elementari (“Ho studiato all’Istituto Carlo Tenco” di Milano, specifica), poi capoufficio alla Banca Nazionale dell’Agricoltura di piazza Fontana (una delle prime donne ad avere assunto questo incarico), ha assaporato cos’è la guerra e ne ha ben viva memoria. Le sembra ancora di sentire il Pippo, l’areo così denominato che bombardava i treni: dopo aver vissuto l’esperienza di italiana all’estero, al seguito del padre, responsabile dello scalo ferroviario di Chiasso, il rientro a Milano. Il viaggio quotidiano tra Gallarate e il capoluogo comportava la prontezza nel buttarsi qualora si sentiva appena il rombo. Poi le corse frenetiche nei rifugi al suono della sirena. Era la prima ad arrivare e stava zitta per meglio ascoltare cosa succedeva fuori e quel “ciciarun” che sarebbe diventato suo marito non la smetteva di scherzare per allontanare la paura. E’ ancora vivo il ricordo delle difficoltà per trovare il cibo. Poi il matrimonio felice lungo 64 anni, la nascita dei figli, Claudio e Daria, i tanti viaggi con esperienze particolari, come sorvolare le cascate dell’Iguazù in elicottero. L’incontro con Caldana, conosciuta tramite un cugino, sfollato in tempo di guerra, equivale da decenni ad una residenza tranquilla circondata da affetti e amici. “Sono stanca di vivere -dice con voce decisa- ma non voglio morire. Non è ancora il momento”.
Federica Lucchini