– Giustizia come pacificazione interiore. E’ stato un percorso insolito e creativo quello effettuato degli alunni della classe IV C del Liceo Scientifico “Edith Stein” durante il Café Philò sul tema della giustizia svoltosi alla presenza di un detenuto del carcere di Bollate e dell’artista Antonio Pizzolante. Due ore intense, alternate tra un dialogo che continuava ad aprire sempre nuove porte interiori e silenzi densi di significato. “Ci doniamo i pensieri e ci mettiamo in circolo”, ha spiegato la docente di filosofia Paola Saporiti. Il pittore, intanto, impostava la composizione stendendo su cartone pasta-legno i colori che riflettevano l’intensità del momento, acquisendo forme scaturite dalle parole, a sua volta frutto di un’indagine introspettiva. L’input, dato dall’insegnante, ha offerto tante definizioni di giustizia, fra cui quella di Valerio Onida, già presidente della Corte Costituzionale, e ora volontario nel carcere di Bollate: “Vogliamo continuare a promuovere un’idea della giustizia, degna del senso ultimo dell’essere umano”. “Io ho fatto soffrire gli altri – ha esordito il detenuto – Certo, nel mio mondo rispettavo le regole, ma non ero libero. Mi sento più libero adesso in prigione e questo passaggio è avvenuto quando ho capito che la giustizia dà una sensazione di benessere e conduce a condividere valori all’insegna della civiltà. Ho cercato di trasformare la mia rabbia in grinta. Se tolgo qualcosa a qualcuno, come avveniva prima, questo non è giustizia, lo è quando si condivide con l’altro nella circolarità del dono. Ora frequento l’Università e torno la sera con i miei piedi in carcere a dormire. So che non esiste una cosa giusta senza limite e senza regole. La nuova e vera libertà è una dimensione di equilibrio personale. Certo, esiste il dubbio, ma quando nasce – ha concluso – ti spinge verso la curiosità. Non voglio solo accettare, ma capire”.
Freschi e intelligenti gli interventi dei ragazzi con una conclusione da tutti condivisa: è necessario passare dalla logica della punizione a quella della riparazione intesa come riavvicinamento, perché bisogna considerare l’umanità come un fine”.
Al termine del momento anche Pizzolante ha concluso le tavole in cui predominava il nero, considerato come re dei colori, che creava l’intelaiatura del discorso e dove le parole facevano parte dell’equilibrio della composizione, armonizzando i pieni e i vuoti.
Per scelta degli alunni, le opere sono state offerte a favore dell’associazione “Sulleregole”.
Federica Lucchini