Chi è nato con gli entusiasmi del ciclismo, porta nel cuore tutti quei campioni che lo hanno onorato con le loro imprese, regalando alla gente comune un sogno e una speranza. Binda, Guerra, Girardengo, Bartali, Coppi, Gimondi, Pantani e poi lui, lo squalo dello Stretto, sono solo alcuni dei campioni che ci hanno fatto sentire meno soli, meno tristi, più appassionati ed entusiasti, più legati all’idea che la bicicletta potesse compiere il miracolo, restituendo alla gente la voglia di partecipare, di rincorrere, anche solo con lo sguardo, l’idea di un mondo più libero, animato dalla voglia di vincere, di cercare una rivincita sulle sconfitte della vita. L’ultimo vero grande fuoriclasse italiano è senza dubbio lui, Vincenzo Nibali, il corridore siciliano cui va il merito di aver rimesso in campo lo spirito un po’ guerriero della gente del ciclismo, riattivando l’entusiasmo e quella italianità che solo lo sport della bici è in grado di sdoganare nei momenti difficili, quando il mondo sembra non essere più quello che avremmo voluto. Nibali, un uomo tutto d’un pezzo, di poche parole, schivo, lapidario nelle interviste, il campione che lo è ancora prima di diventarlo, per la determinazione, la serietà e la continuità che sa mettere nelle cose della vita e in quelle dello sport che pratica. Un atleta con l’occhio fermo e attento, che non perde di vista nulla e che sa quando sia il momento di parlare e quando invece quello in cui il silenzio conta più di qualsiasi parola. Nibali, il campione che sa attendere, che misura, che distribuisce con oculata caparbietà la sua forza e la sua esperienza. Chi ama il ciclismo non può non amare uno come Vincenzo, anche solo per la capacità che sa mettere nell’interpretare lo sport e la vita. Lo abbiamo visto e seguito un po’ dappertutto, abbiamo esultato alle sue imprese, è riuscito a farci sorridere, sognare, amare come forse non avevamo mai fatto prima, abbiamo cercato la sua maglia e il suo numero, la sua posizione e la sua andatura, non lo abbiamo mai perso di vista, perché sapevamo che avrebbe piazzato il suo guizzo decisivo, quello che avrebbe fatto la differenza. Vuelta, Giro, Tour, Milano Sanremo, Giro di Lombardia, il siciliano ha lasciato il segno nei giri e nelle classiche, ha dimostrato che con il coraggio e la determinazione si può arrivare ovunque, dimostrando la bellezza di uno sport abituato a combattere contro le critiche, ma sempre pronto a regalare un momento di pura passione e fraternità a un popolo che il ciclismo ce l’ha nel sangue.