DIALOGHI FAMILIARI
VINCENZO NIBALI E DAMIANO CARUSO, DUE SICILIANI DAL CUORE GRANDE
di felice magnani
La Sicilia insegna. Insegna la legalità con Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, insegna l’accoglienza con Lampedusa e i suoi porti, insegna l’umiltà vincente dei suoi Campioni, sparsi un po’ dappertutto nel continente, per sottolineare quanto sia bello e importante donare una parte fondamentale di se stessi alla conquista del bene comune. Il bene comune? Ma cos’è questo bene di cui la politica si riempie la bocca, salvo sciacquarsela quasi subito non appena il mondo gira lo sguardo dall’altra parte? A volte basta poco per recuperare, basta volerlo, basta smetterla di cadere nell’abisso infame del pregiudizio, nel dente avvelenato di una storia che rischia di perdere la parte più bella delle proprie conquiste, dei propri tesori e delle proprie ricchezze. In alcuni casi basta fermarsi un attimo a pensare alle cose belle che ci ruotano attorno, a quelle persone che con la loro vita e la loro storia possono insegnare molto, soprattutto con l’esempio. Se questo Giro d’Italia è stato il Giro di Egan Bernal, il “capo” colombiano arrivato nel nostro paese per dimostrare l’universalità dei valori, abbiamo anche il dovere di posare lo sguardo su chi, attraversando lo Stretto, ha condotto per mano quella voglia di passione e di fratellanza che unisce il grande popolo dello sport, in particolare quello del ciclismo, abituato da sempre ad accogliere la corsa e i suoi campioni sulle rampe impossibili delle vette e dei passi, nei sobborghi delle grandi città o nei centri storici ammantati di rosa e di sfrenata allegria. Vincenzo Nibali e Damiano Caruso hanno scosso la parte dormiente della narrazione sportiva, l’hanno umanizzata, l’hanno posata con sottile garbo nel cuore della gente, quella che grazie anche a loro ha imparato ad andare oltre le apparenze, perché ciò che conta nella vita non è vincere o far vincere sempre, ma soprattutto donarsi, fare in modo che chi osserva impari a capire qualcosa di più di quale sia la parte migliore degli esseri umani. Con Nibali e Caruso, la Sicilia degli sbarchi, quella della cultura, quella del grande respiro mediterraneo e delle grandi civiltà della storia, quella capace di risorgere sempre anche dopo drammatiche cadute, ha regalato ancora una volta riflessioni profonde, affidandole all’indole tipicamente isolana di due giovani eleganti e garbati interpreti della nobiltà e della signorilità siciliana. Due atleti e due campioni diversi, che sanno parlare il linguaggio sottile e incisivo della fratellanza umana, mettendo sul piatto la parte più bella e più nobile dell’umanità, quella che non ha paura, perché sa perfettamente quanto sia importante legare insieme le forze, unirle, soprattutto quando la barca rischia di capovolgersi e ha bisogno dell’aiuto di tutti. Vincenzo Nibali, il campione capace di strabiliare, ma anche di confermare che la vita è bella per quello che dà e per quello che si prende. Damiano Caruso, il campione convinto della regale bontà del servizio, capace sempre di obbedire alle consegne e di confermare ogni volta la fedeltà a un ruolo che non ammette flessioni. Vincenzo, il campione indiscusso dei Giri, capace di vincere tutto, con l’onestà di chi non abbandona mai il campo, perché il compito di un guerriero è quello di essere all’altezza sempre, soprattutto quando le forze vengono meno. Damiano, l’uomo della fedeltà assoluta, il paladino che non perde mai di vista la sua causa, il suo ruolo, la sua fede, il suo obiettivo, pronto a sacrificarsi al comando, senza opporre resistenza. Vincenzo e Damiano, due campioni siciliani animati da valori comuni, quelli che fanno la differenza quando gli anni passano e diventa sempre più difficile assecondare il carattere. Quest’anno il Giro è stato diverso, più vero, più umano, più romantico, più capace di meravigliare e di stupire e lo è stato grazie al carattere dei corridori, proprio come quello di Vincenzo e di Damiano. Ci ha insegnato che bisogna imparare ad amare chi si impegna, chi ce la mette tutta, chi si sacrifica, chi è onesto, chi vuole fare bene, chi in silenzio costruisce la propria storia, che non è mai solo una storia personale, ma che riguarda tutti, tutti coloro che credono nella comunità e nella sua quotidiana costruzione umana.
Il Giro d’Italia parla siciliano! Nibali incorona Damiano Caruso: simbolo della Sicilia “dei duri”, quella che ce la fa!