Non ci poteva essere scenografia migliore per una donazione prestigiosa che ci farà assaporare a fondo le nostre atmosfere: Villa Borghi, in qualità di centro espositivo permanente, ospiterà l’intera collezione del pittore Antonio Pedretti, riguardante il bianco lombardo. Si tratta di 25 opere di grande formato che verranno allestite al piano terreno del palazzo, dominante il laghetto di Biandronno, motivo ispiratore da cui hanno preso avvio le sue opere più conosciute. Si tratta di un evento che vede entusiasti sia la Provincia, sia la Regione: la pittura di Pedretti evoca l’anima dei laghi lombardi. Ma il primo ente a gioirne è il comune di Biandronno nella figura del sindaco Massimo Porotti che, grazie alla proposta degli architetti Sofia e Giorgio Mantica, ha dato subito il consenso, consapevole del valore che porterà a Biandronno questa elargizione. Mercoledì 5 febbraio si è stipulato un protocollo di intenti tra il comune stesso e l’artista. Il fermento creativo che sta attorno a questa futura realizzazione che vedrà la luce quest’anno è dei più entusiasti. Pedretti lo sta vivendo come il momento in cui vedrà i suoi “figli” prendere il volo per incontrare il mondo. E di mondo si tratterà perché quel tipico paesaggio morenico lombardo che lui rappresenta non è solo nostro: racchiude lo spirito dei laghi lombardi con la loro morbidezza, la calma che conduce alla meditazione. E tutti si possono identificare. È affascinante osservare la sua vitalità in quanto la donazione equivale ad un pezzo di vita che trae radici dalla sua infanzia trascorsa in luoghi unici che pullulano di una vita tutta loro come il laghetto di Biandronno o il fiume Bardello, ambienti privilegiati che donano visioni impagabili e che hanno in sé bellezze insospettate. Ci vogliono anime di una sensibilità particolare per poter entrare in sintonia con queste atmosfere, anime che sappiano assaporarne i più reconditi palpiti. Genius loci che diventino cantori di quella vita che ha radici profonde nel loro DNA, un percorso ininterrotto di esistenze che attorno a quegli ambienti hanno tratto la vita. Il Pedretti vive la gioia di poter condividere queste sensazioni che l’hanno forgiato e che danno a tali opere una connotazione quasi mistica. “Dipingere diventa, quindi, una sorta di pratica religiosa con la sua ritualità, i suoi passaggi obbligati, i suoi grani del rosario, con cui ogni volta Pedretti intende ribadire, innanzitutto a sé stesso, la validità della sua conversione al culto di natura”, scrive Vittorio Sgarbi nell’introduzione al catalogo della mostra, tenutasi al chiostro di Voltorre nel 2015, “Pedretti. La naturalità come processo mentale”. È una esperienza unica vederlo dipingere: sul bianco della tela, una sera, di fronte ad una platea di rotariani che assistevano in assoluto silenzio, ha tracciato in modo confuso un groviglio arancione. Raro esempio il suo: un pittore non vuole correre rischi, conscio che il demone dell’ispirazione non arriva su appuntamento. I suoi erano gesti rapidi, scattanti. Poi, dal caos, cominciò ad emergere un canale d’acqua stretto in mezzo alla natura. Le immagini nascono in itinere e ben presto tutto è invaso dalla natura. Era una immagine serena, intima. Il silenzio si fece brusio e infine applauso. L’elegante palazzo che ospiterà l’esposizione e che prende il nome dai Borghi, industriali manifatturieri di Varano, presenta sul lato destro dell’ingresso la stupenda sala del camino, degna location per terminare il percorso espositivo delle opere dell’artista. Il progetto di allestimento, a firma di Sofia Mantica, è improntato ad un ambiente soffuso che lungo il percorso di visita si illumina con luci puntiformi sui dipinti esposti, immergendo il visitatore nei paesaggi lacustri. I dipinti si svilupperanno lungo un percorso espositivo continuo di circa ml. 50.
Federica Lucchini