Le vicende private e professionali della donna che ha rivoluzionato la letteratura femminile. Un’artista libera e «politicamente scorretta» e il racconto dell’Italia degli anni trenta, tra moralismo perbenista e la potenza dirompente della letteratura di evasione.
Un incidente che forse non fu tale, con il sospetto di un coinvolgimento del duce. Così si chiude l’esistenza di Maria Assunta Volpi Nannipieri, in arte Mura. Varie volte, direttamente o indirettamente, la scrittrice incrociò sulla sua strada Mussolini, ma a segnarla per sempre fu un caso di censura che ha dell’incredibile. Il duce si espose infatti in prima persona ordinando di ritirare dal mercato «con la massima urgenza» un romanzo che a ben vedere anticipava i canoni razzisti da lui stesso imposti di lì a poco. Che cosa provocò quella condanna senza appello? Il carisma che l’aveva resa autrice di punta della casa editrice Sonzogno e seguitissima firma dei settimanali, attraverso cui influenzava pensieri e costumi delle lettrici? O rimase impigliata nelle maglie di un intrigo più grande di lei? È questo interrogativo, tra i tanti nella breve e tumultuosa vita di una personalità fuori dal comune, a fornire a Marcello Sorgi lo spunto per un’indagine dagli esiti ben più fecondi del pretesto iniziale: seguendo gli sviluppi del «caso Mura», si imbatterà in un insospettabile cortocircuito del regime. Tra ingerenze politiche e vicende sentimentali, rivalità letterarie e scherzi del destino, in un crescendo di colpi di scena, l’azione si sposta dalla provincia italiana a una rampante Milano, dalla Parigi di Joséphine Baker alla Roma delle adunate, dall’Africa coloniale alla Sicilia, laddove, insieme all’aereo su cui viaggia Mura, si infrangono le grandiose aspettative sull’esordiente aviazione civile italiana. Nella riscoperta di questa figura a lungo dimenticata rivivono tutte le contraddizioni di un paese da una parte proteso verso la modernità, dall’altra alle prese con una difficile transizione a una società laica e dinamica.
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