– Metti un’ associazione attiva, come quella degli Olivicoltori dell’olio di lago di sant’Imerio, metti famiglie disponibili come i discendenti dai Carantani, che desiderano aprire la loro chiesa di sant’Albino, e metti la devozione popolare e il risultato della festa che ieri si è tenuta sul colle che porta il nome del santo è stato molto buono. E’ stata infatti raggiunta, dopo cinquant’anni, la finalità che gli olivicoltori volevano raggiungere: rinnovare la devozione popolare che in passato comprendeva una larga plaga proveniente da diverse parrocchie. Gli ingredienti ci sono stati tutti: innanzitutto l’entusiasmo e la collaborazione, seguiti dal rinnovo del tradizionale bacio delle reliquie ad opera di don Enrico De Capitani e alla chiusura la benedizione solenne da parte di don Amilcare Manara, parroco di Capolago e di Cartabbia. La gioia di ritrovarsi è stata percepita dai fedeli che hanno assistito alla presentazione dei documenti della storia del piccolo edificio, frutto di lunghe ricerche da parte del professore Renzo Talamona. Interessante altresì il fascicolo che l’associazione, assieme a “Sarisc” ha presentato, ricavandolo da uno scritto di Tiziana Vedani Speroni del 1994, corredato da note di Santo Cassani e da un disegno in copertina del pittore Uberto Vedani. Settecento anni di storia di un edificio già definito nel 1500 antichissimo e “molto ben decorato”. Edificio che richiamava un culto altrettanto antico, giacché il santo è venerato come protettore dei poveri. La festa un tempo aveva il sapore della sagra paesana, in un ambiente rurale essendo il colle ricco di gelsi e di vigne. Ieri non è mancato il momento folcloristico, rappresentato dalla bancarelle di slow food, e dalla voce di Diana Ceriani, che con la chitarra e la fisarmonica del marito, è stata applaudita, dopo l’ascolto dei bei canti della nostra terra, di cui lei è autrice.
Federica Lucchini