– “Siate piccole luci che diffondano nei luoghi dove vivete il messaggio dell’ascolto che tanto è emerso oggi”. Ieri alla balconata del Sacro Monte la voce del parroco, don Erminio Villa, ha rappresentato la sintesi della quinta marcia della pace interreligiosa. Se c’è un termine che può definire questo momento è la parola “armonia”: la presenza di confessioni diverse, pur mantenendo la loro identità, si è così ben amalgamata da ricordare un coro polifonico. “Ma vi siete accorti che ci siamo ripetuti nel ribadire tutti assieme il concetto trasversale dell’amore e della misericordia? – ha sottolineato il sacerdote, riferendosi ai discorsi dei rappresentanti dei cristiani, dei musulmani, degli ebrei, della comunità Baha’i, dei buddisti – Due anni fa, quando per la prima volta abbiamo effettuato questa marcia partendo dalla prima cappella eravamo molto meno. Ora siamo molti di più e per la stragrande maggioranza giovani”.
Si respirava un’aria di gioia e le tante bandiere della pace con i loro colori diversi, ma uniti, ne erano lo spirito. Sudati, ma felici, i 300 partecipanti, dopo aver effettuato il percorso delle cappelle, si sono seduti sulla gradinata, per un ascolto attento e condiviso. “La pace si raggiungerà quando impareremo a vivere come se fossimo un corpo solo – ha detto Ilaria, la rappresentante Baha’i – Come le parti di un corpo umano, ciascuna diversa dall’altra, che collaborano armoniosamente per raggiungere un medesimo fine”. “Nel nome di Gesù vogliamo dare il nostro contributo per costruire un mondo migliore, pacifico, fraterno e misericordioso – hanno ribadito le rappresentanti cristiane – anche perché crediamo che l’impegno di Gesù è l’impegno di Dio stesso, Padre nostro misericordioso, che fa di tutti i popoli una sola famiglia amata”. Breve, ma intenso l’intervento di Bruno Segre, autore di numerosi saggi, voce ebraica, che ha illustrato l’educazione alla pace all’uguaglianza e alla comprensione attuata all’interno del villaggio “Oasi di Pace”, creato congiuntamente da ebrei e arabi palestinesi, tutti cittadini di Israele. Un progetto comune che sfocia nel vivere gomito a gomito due culture diverse nella cultura del rispetto e dell’integrazione.
“Provare compassione – hanno spiegato i buddisti – è curare con amore, offrire parole di conforto e carità, sostegno. L’importanza di dedicarsi agli altri, di sacrificare qualcosa di sé per la felicità di un altro essere umano. E’ importante non perdere la capacità di ascolto, di immedesimazione, che ci impedisce di rimanere intrappolati nell’io e nell’indifferenza”.
Intenso e corposo l’intervento di Al Baroudi Samir, rappresentante del mondo islamico a Varese, volto a sottolineare come il Corano il libro della pace: “Il musulmano vive la pace ogni giorno – ha spiegato – beati i pacifici”. “Il rispetto di qualsiasi fede è doveroso – ha ribadito l’imam Abd Alaziz – venite a trovarci a Varese. Vi accogliere a braccia aperte”. L’incontro è terminato con i canti di pace di Ivano Fizio. Soddisfatte le quindici associazioni che hanno sostenuto l’iniziativa. “Continueremo ad incontrarci per un cammino di unità, che oggi si fa testimonianza di un comune sogno di pace per tutta l’umanità”, è stato detto nell’appello finale.
Federica Lucchini