– “L’uomo non impara mai”. Fra i tanti ragazzi delle quinte dal Liceo Economico Sociale, Linguistico, delle Scienze Umane del Manzoni di Varese e dell’Istituto Daverio Casula che ieri hanno affollato il collegio Cattaneo dell’Università dell’Insubria, Rebecca pone l’accento su tale considerazione dopo aver ascoltato Doriano Maglione del Centro Filippo Buonarroti di Milano illustrare la mostra fotografica “Catalogna bombardata” e sottolineare che, durante la guerra di Spagna del 1936-1939 “Barcellona è stata come Aleppo oggi”. Quei 15 pannelli, che saranno visibili per il pubblico fino alla fine di febbraio, “hanno destato brividi e sorpresa”, continua la studentessa. Due termini centrati sul fatto che, come ha spiegato il curatore, la città catalana è stata distrutta da bombardieri italiani con la stessa metodologia attuale: dalla linea del fronte si colpiscono gli obiettivi civili, fra cui gli ospedali, facendo “tabula rasa” della popolazione. Ed è andata avanti così per ottant’anni, fino ai giorni nostri. E ciò che desta sorpresa e brivido è anche il sapere che in Spagna, dopo il franchismo, la parola d’ordine è stata “dimenticare” gli orrori e il sapere che gli italiani hanno avuto precise responsabilità. “Ci ha colpiti il rapporto tra nonno e nipote”, sottolineano Laura e Sara al termine della proiezione del film di Ken Loach “Terra e libertà” che narra la storia di combattente per la libertà in Spagna dopo la cui morte la nipote scopre il suo passato e gli oggetti legati al ricordo: un fazzoletto roso contenente terra spagnola, delle foto. “Ci è piaciuta l’idea – riprendono – della terra intesa come fedeltà e del fatto che mai muore l’idea della libertà”. “E’ stata una pellicola toccante – interviene Giulia – sembrava di udire gli spari dal vero ed è piaciuto anche a me il particolare della terra raccolta nel fazzoletto rosso come un richiamo alle origini”. La tavola rotonda “Importanza e significato storico-civile della guerra di Spagna (1936-1939) è stata introdotta da prof. Fabio Minazzi, che ha evidenziato la figura degli antifascisti che combatterono in Spagna, ed è proseguita con l’intervento del prof. Antonio Orecchia che ha ripercorso le cause storiche del conflitto spagnolo. Carlo Antonio Barberini del Centro ha posto l’accento sul fatto che da questa guerra sono usciti i quadri della resistenza europea, mentre la prof. Stefania Barile del Centro Internazionale Insubrico, ha dato una lettura “banfiana” dell’intervento artistico di Picasso in questa guerra. “E’ stato un viaggio attraverso i sensi nell’arte, nella storia e nell’umanità”, ha concluso Giulia.
Federica Lucchini