Varese città doppiamente garibaldina. E’ risaputo che l’eroe dei due mondi provasse gratitudine nei suoi confronti (lo ha lasciato scritto a chiare lettere nelle sue memorie) per il contributo ricevuto durante la battaglia del 26 maggio 1859, da cui gli austriaci uscirono sconfitti. Anche la pronipote, Anita Garibaldi Hibbert, recentemente scomparsa a Londra, aveva un rapporto speciale con la nostra città: l’Associazione “Varese per l’Italia 26 maggio 1859” le ha permesso di approfondire e di onorare la memoria dell’avo. E’ significativo ricordarla con la sua presenza, da cui trapelava l’emozione di è consapevole di tenere vivo il filo rosso della memoria, nel maggio 2009 quando con un’imponente manifestazione venne celebrato il 150° anniversario della battaglia di Biumo. O quando a Roma all’interno del Quirinale, nel settembre 2011 presenziò con alcuni componenti del sodalizio varesino, alla consegna, nelle mani del generale Rolando Mosca Moschino, consigliere militare del Presidente della Repubblica, del tricolore issato sul campanile della chiesa di Biumo. La tessera onoraria consegnatale dal presidente dell’associazione, Luigi Barion, in una delle trasferte capitoline per la manifestazione in ricordo della Repubblica Romana, durante la quale persero la vita i varesini Enrico Dandolo, Francesco Daverio ed Emilio Morosini, è un segno concreto della gratitudine dell’associazione, a nome della città. Ed è stato un piacere reciproco: per gli iscritti, onorati di una simile presenza, per Anita che ha avuto modo di approfondire le vicende di Giuseppe, a cui la città aveva assegnato la cittadinanza onoraria ed era stato nominato presidente onorario della Società Operaia di Mutuo Soccorso di Varese, una delle prime d’Italia, che comprendeva anche la sezione femminile. Riconoscimenti significativi per chi scrisse nelle “Memorie autobiografiche”: “L’accoglienza ricevuta a Varese il 23 maggio, nella notte che seguì quella del nostro passaggio, è cosa ben difficile a descriversi. Pioveva dirottamente eppure sono sicuro che non mancava un solo cittadino al nostro ricevimento: era spettacolo commovente il vedere popolo e militi in abbracciamenti di delirio”. Giuseppe non dimenticò la descrizione della battaglia: “Dall’alto di Biumo, dove avevo posto il mio quartiere generale, essendo posizione dominante e preziosa per padroneggiare un campo di battaglia, io scoprivo perfettamente ogni mossa del nemico e nostra”. Pagine belle che sottolineano l’umanità di Varese: “Si raccolsero i nostri feriti nostri e austriaci. I prigionieri, che giustamente potevano pagare con il loro sangue quello dei nostri preziosi compagni assassinati dall’Austria, furono invece trattati con cure forse più gentili di quelle che si ebbero i nostri”.
Federica Lucchini