A breve verrà aperto lo sportello Alzheimer nella nuova sede del progetto Rughe, finalizzato all’aiuto, al sostegno, al supporto e all’informazione sulle demenze e sulla malattia. Sarà localizzata al piano rialzato della residenza Besozzi, nella centrale piazza Repubblica dove si svolge il mercato. La comunicazione è stata data dal vicesindaco Massimo Parola, durante il convegno in sala consiliare che ha avuto come centro il tema “Gavirate Città Amica delle Persone con Demenza” con la presenza di relatori con cui confrontarsi sulla medesima realtà. Questo nuovo servizio completa il centro d’aiuto, finora solo telefonico (3666457422), con uno sportello fisico che vedrà la presenza di volontari formati, ad orari stabiliti, pronti a rispondere alle esigenze di chi ne abbisogna. “La giovane creatura gaviratese”, come è stato definito dal dottor Romano Oldrini, il gruppo operativo Gavirate di Varese Alzheimer, nell’arco di pochi anni, sta già mettendo in atto progetti che hanno l’obiettivo di condurre la comunità verso la sensibilizzazione nei confronti della demenza. “Siamo orgogliosi di aver dato origine a questo nuovo spazio, situato in un punto strategico della nostra città -ha spiegato Parola- La presenza del mercato, come luogo di relazioni, e di caffé, dove potersi ritrovare, va nella direzione delle esperienze già messe in atto da altre comunità amiche con il volontariato diffuso”. Infatti, durante la tavola rotonda, dai rappresentanti di città come Bergamo, Macerata, Abbiategrasso, Carate Brianza, Monza, è emerso la necessità che l’accoglienza non deve essere nell’ottica di fare cose per loro ma con loro. “E il coinvolgimento va nella direzione della vita vera, nei luoghi che tutti frequentano”, ha sottolineato Michele Farina, presidente Alzheimer Fest, la cui prima edizione è avvenuta nel 2017 a Gavirate. Quindi, il progetto di un caffé Alzheimer a Gavirate potrebbe non essere lontano. “L’augurio -ha specificato il prof. Marco Trabucchi, presidente AIP (Associazione Italiana Psicogeriatria)- è che in pochi mesi si possa davvero arrivare non tanto ad un riconoscimento formale, ma a quello sostanziale di permettere alle persone ammalate e alle loro famiglie di uscire dalle case e di trovare affetti, disponibilità, attenzione, protezione”.
Federica Lucchini