A breve, toccherà all’inverniciatura dell’ingresso cimiteriale. La settimana scorsa è stata la volta dell’organo della chiesa di santo Stefano, la “sua” chiesa, che ha emesso nuovamente note argentine, grazie all’intervento della ditta Mascioni di Cuvio, durante il concerto d’inaugurazione, dopo un silenzio lungo trent’anni. L’affetto e la generosità di Giorgio Roncari per il paese dove è vissuto continuano a manifestarsi, in opere concrete dopo più di cinque anni dalla scomparsa, all’età di 73 anni. La sua presenza la si trova ammirando la facciata della chiesa pulita, ordinata, il suo interno restaurato completamente nel 2018/2019 fino a scoprirne le più antiche vestigia. Ed è ben individuata nella tinteggiatura esterna e nel nuovo tetto del convento della Congregazione di Nostra Signora degli Apostoli, l’antico palazzo che fu sede di famiglie nobiliari, ora reso ancora più signorile dall’imponenza del portone sistemato. Per non parlare degli interventi in Africa come la costruzione di una maternità in Ciad, terra in cui una sua zia, suor Giglia Maria, era stata in missione e dove il flagello dell’Aids è incombente. L’aveva attrezzata di tutto punto. Ora funziona a pieno ritmo, assicurando il servizio 24 h, con il suo blocco operatorio, il dispensario. Opere insigni, dunque, che per sua volontà testamentaria sono state realizzate e che potrebbero far pensare a lui come una persona che anche in vita ha fatto sentire la sua presenza a Bardello. Tutt’altro. Aveva scelto la povertà e la vita appartata nella sua casa, che come stile ricordava le case normanne dove aveva vissuto da bambino, dopo essere nato a Besozzo. Negli ultimi anni di vita, andava in giro con la bicicletta, che gli serviva da sostegno, vestito sempre al solito modo, con un berretto che gli copriva le orecchie. Capo chino, assorto nei suoi pensieri. Ma se capitava di sentirlo parlare, ci si rendeva conto che era un uomo dallo sguardo lungo, che aveva alle spalle un vissuto interessante, dopo un’infanzia da emigrante. Aggiornato su tutto, intelligente, aveva saputo far fruttare con grande accortezza i denari guadagnati in una vita che da umile si era trasformata in lussuosa. Nessuno avrebbe mai pensato che li teneva in serbo per il paese che amava, per le realtà che aveva toccato con sguardo all’apparenza distratto, ma invece molto acuto e generoso, permeato da una profonda religiosità. Partito come cameriere, aveva intrapreso una carriera che gli permise di indossare lo smoking come maitre di sala in un ristorante sugli Champs Elisées a Parigi, frequentato da Onassis, dallo Scià di Persia, da attori come Yves Montand. La vita brillante continuò anche al “President” di Lugano. Altre furono le tappe della sua vita professionale, poi motivi di salute lo fecero venire a risiedere nella casa materna a Bardello. E qui visse, in modo francescano, fino alla morte avvenuta il 13 maggio 2017. Una targa ora lo ricorda in chiesa: “La parrocchia santo Stefano, grata e riconoscente, ricorda i benefattori Giorgio Roncari e famiglia per la ristrutturazione della chieda e dell’organo. Bardello, 9 ottobre 2022”. Ed ora a quale angolo di Bardello toccherà il privilegio della sua beneficenza?
Federica Lucchini
Bardello – Ultimo atto di generosità di Giorgio Roncari morto a 73 anni