DA CITTIGLIO, PAESE DEL CAMPIONISSIMO ALFREDO BINDA, UN TUFFO NELLA BELLA PIACENZA, MIA CITTA’ NATALE, PASSANDO CON IL TOUR DE FRANCE NEI LUOGHI DELLA GIOVINEZZA. UN BAGNO DI GRANDE SPORT E DI RICORDI DOVE IL CICLISMO HA SEMPRE ESALTATO LA STRAORDINARIA FORZA EVOCATIVA DELLA BICI.
di Felice Magnani
Per chi come il sottoscritto ha amato fin da ragazzino la bici da corsa, ascoltando i racconti di un papà tifoso di Alfredo Binda, per poi incontrare in età adulta il Campionissimo di Cittiglio, a casa sua, diventando nel frattempo amico della sua famiglia, è un sogno che si è realizzato, uno di quei sogni che non immagineresti mai che potessero concretizzarsi e che, invece, un bel giorno si materializzano, facendoti capire quanto la vita sia capace di regalarti anche quello che non ti saresti mai aspettato. Ci voleva un grande amore, per indurmi a fare il grande passo, quello che mi avrebbe concesso di approdare nel paese di quel Campionissimo vincitore di tre Campionati del mondo, di cinque Giri d’Italia, di quattro giri di Lombardia, di quattro Campionati italiani, di due Milano-Sanremo, pagato per non correre il Giro d’Italia. Un matrimonio, il mio, con Giuliana, una maestra di Cittiglio, che mi ha catapultato nella bellezza prealpina, a due passi dal lago Maggiore, permettendomi di entrare in contatto con alcuni dei più grandi rappresentanti della storia ciclistica nazionale e mondiale, gente che ha fatto sognare, che ha strappato applausi e passioni, come Claudio Chiappucci e Silvano Contini, campioni con i quali ho parlato spesso di sport, della loro vita, dei momenti topici della loro storia come giornalista, ma anche semplicemente come amico. Quando ho appreso che il Tour de France, la più grande corsa a tappe mondiale, sarebbe partito dalla nostra Italia, celebrando l’attenzione per il nostro paese, con una delle tre tappe a Piacenza, nella città dove sono nato e dove sono rimasto per trent’anni, ho provato una grandissima emozione, è come se all’improvviso tutto quello che avevo dimenticato si fosse mosso con forza per riprendersi la parte, facendomi tornare, non senza un pizzico di nostalgia, alle arrampicate appenniniche con la bici da corsa, dove spesso staccavo i miei amici, alle mie primissime prove su strada con la mitica Robur, agli allenamenti, ai sogni, alle cadute, in particolare quella terribile in provincia di Modena, nella città delle ciliegie, le discussioni con papà sulle scelte che avrei fatto, lo sport e lo studio. Quante volte mi fermavo a san Lazzaro dal vecchio Raimondi a sbirciare le nuove produzioni, ad ammirare la sua proverbiale capacità di mettere a punto modelli davvero unici di bici da corsa. Il suo negozio era la mia vetrina dei desideri, per una di quelle bici avrei fatto salti mortali, ma spesso la mia volontà non collimava con quella di un padre che voleva sempre applicare l’idea di un passo alla volta, prima una buona usata e poi strada facendo si sarebbe potuto vedere. Dunque il Tour rimette tutto in moto, soprattutto l’amore per quella bici che c’è sempre stato, un amore che ti porti dentro da sempre, che hai potuto rifinire a Cittiglio il paese della favola bindiana, dove la storia la puoi toccare ogni giorno passando davanti alla casa dei Binda o al cimitero, che ospita le sue spoglie mortali, insieme e quelle dell’indimenticabile Albino, il fratellone molto amato, compagno di numerose avventure sulle strade del Giro d’Italia. Il primo di luglio il grande Tour parte da Piacenza e precisamente da viale Malta, la strada della Questura, della Scuola Allievi Guardie di Pubblica Sicurezza, dove nel lontano 1975 ho insegnato per un anno come docente di Italiano e di Storia-Educazione Civica, una delle esperienze più belle e accattivanti della mia storia piacentina, vissuta in una caserma dove l’ospitalità e l’accoglienza erano davvero straordinarie. Il serpentone ciclistico del Tour mi riporta a tutta una lunga serie di luoghi, piazze e vie che mi hanno visto crescere come alunno prima e come professionista dopo. La passeggiata dei corridori si snoderà lungo via Pietro Giordani, dove ci sono le mie scuole elementari, percorrerà lo Stradone Farnese, dove sono stato come commissario d’esame all’Enaip, quindi passerà davanti alla chiesa di sant’Antonino, dove è stato parroco un carissimo collega, quel don Pietro Zancani che è stato il ponte tra Piacenza e Varese, il sacerdote che ha amabilmente voluto sdebitarsi degli aiuti ricevuti, telefonando a don Vittorio Pastore, che a sua volta avrebbe girato l’interessamento a monsignor Tarcisio Pigionatti. Ho letto che il Tour arriverà anche in piazza Duomo. Alla Messa in Duomo accompagnavo i ragazzi degli Ospizi Civili la domenica mattina, prima di andare allo stadio della Galleana a vedere le partite, perché noi degli Ospizi avevamo l’ingresso omaggio, potevamo goderci le partite del Piacenza stando comodamente seduti sui gradini della tribuna. Il Tour arriverà a san Nicolò, il paese dei fratelli Inzaghi, di papà Giancarlo e di sua moglie, ricordo con grande piacere quando sono andato a trovarlo, la gioia di aver incontrato i due nonni dei campioni, Maria e Angelo e la bella chiacchierata con loro. Il plotone proseguirà per Castelsangiovanni, il paesone che incontravo ogni volta che andavo a trovare i miei nonni, insomma grazie al Tour piacentino rivedo una parte della mia vita, quella che in futuro avrebbe lasciato il posto a un bellissimo matrimonio sulle rive del lago Maggiore e quindi alla nascita di una bravissima figlia, Rossella, che sarebbe diventata sindaco del paese di Alfredo Binda. Il ciclismo lo pratico sempre, anche se una brutta caduta capitata non si sa per quale motivo mi ha colto di sorpresa, costringendomi a una lunga e molto fastidiosa convalescenza. Credo che il mondo della bici e quello dello sport potranno godersi, anche se furtivamente, le bellezze della Primogenita, la prima città ad essersi annessa al Regno d’Italia, una città che conserva con orgoglio e fierezza la propria storia, oggi più che mai diventata internazionale, in virtù di una fortissima immigrazione. Piazza Cavalli, con il Palazzo della Borsa, la chiesa di san Francesco e lo splendido Gotico guarda con attenzione verso l’Europa dello sport ciclistico, sicura di essere all’altezza di una bellezza italica che si rinnova sempre con lo splendore delle sue chiese, dei suoi palazzi e di quella cultura umanistica di cui Pietro Giordani resta uno dei massimi interpreti.