Viviamo un tempo difficile, soggetto a repentini cambiamenti, un tempo a tratti impreparato, che si deve adattare e che in buona parte subisce senza avere la possibilità di rispondere in modo convincente alle provocazioni. Quando non si è preparati vuol dire che ci si è lasciati sorprendere, che non si è lavorato abbastanza sulla prevenzione, sulla progettazione, sulla programmazione, forse non si è studiato a dovere il moto dinamico della storia, cercando di chiarirne a fondo i passaggi, le evoluzioni, le regole e le strategie, si è vissuto convinti di essere sulla strada giusta, ancorati alle proprie verità. In questi anni abbiamo assistito a passaggi epocali in quasi tutti i campi della vita, dai problemi ambientali a quelli del clima, dalla crisi dell’economia a quella del lavoro, dai problemi migratori a quelli legati al sistema delle relazioni sociali, a quello delle comunicazioni, abbiamo capito una volta di più quanto ci sia ancora da fare per ricucire strappi che sembravano risolti, ci siamo resi conto di quanto il paese dei nostri sogni fosse impreparato a gestire le intolleranze e le sopraffazioni e con un pensiero spesso rivolto a quel sistema educativo sul quale aveva costruito una parte delle sue certezze. Ci siamo improvvisamente trovati a essere profondamente divisi sulle strade da prendere, ci siamo imbattuti in regole che non erano più regole per tutti, abbiamo toccato con mano l’anarchia dei comportamenti, abbiamo dovuto lottare contro varie forme di aggressione, cercando di ricostruire ogni volta il senso di una identità, il sapore di una dignità, scoprendo per strada tutta la fragilità contenuta in Istituzioni che sembravano incrollabili e inattaccabili. Molti dei nostri sogni sono andati in frantumi.
Abbiamo dovuto arretrare, riflettere, ritrovare un ordine, adottando varie forme di pragmatismo, alzando quel sistema difensivo che pensavamo democraticamente risolto. Il quadro risulta ancora più fragile a causa di una politica aggressiva, ancorata a formalismi e a ecumenismi, a intrusioni filosofiche non ancora elaborate, che prendono corpo con modalità di natura capitalistica, dove il denaro, la ricchezza, l’intellettualismo di comodo e di maniera s’impossessano del potere, lasciando il popolo in una condizione di desolata tensione, sempre alla ricerca di un equilibrio fondamentale per la rinascita. Viviamo un momento in cui la regola non è più regola, dove il libero arbitrio riprende egoisticamente forza e coraggio, spianando la via a varie forme di disgregazione e di disagio. Diventa molto difficile credere se la fede perde di vista l’esempio, se quel mondo in cui ti hanno insegnato a vivere anime candide, si dissolve nel gelo di un disagio, provocato per demolire le difese morali, intellettuali, sociali e culturali di un popolo da tempo in affanno. Da qualsiasi parte si volga lo sguardo ci si rende conto di quanto siamo accerchiati e di quanto ci sia bisogno di tutto quello che abbiamo perso. Oggi più che mai c’è una grande necessità di valori condivisi, di certezze a cui affidare le ansie e le depressioni, c’è bisogno soprattutto di chiarezza e di lealtà, di collaborazione e di giustizia sociale, di legalità e di onestà, di rimettere al centro chi soffre e ha bisogno.
E’ stridente il contrasto tra chi diventa miliardario divertendosi e chi invece è costretto a frequentare le mense dei poveri perché è rimasto solo o perché ha perso il lavoro. Per fortuna ci sono ancora giovani che indifferenti alle critiche della saccenza sfilano nelle piazze e nelle vie della nostra bella Europa, brandendo il coraggio della sfida educativa, pronti a mettersi in gioco per valori fondamentali, nei quali la dignità e l’identità si rigenerino e diano il senso di un’umanità che non sia morta, ma che continui a vibrare di freschezza e di intensità umana e morale, fuori dal circuito delle pestilenze che ammorbano la bellezza del mondo in cui abbiamo la fortuna di vivere. La spinta intellettuale e quella morale cercano disperatamente di riprendere il loro posto, si posizionano oltre i muri e i disagi, richiamando l’individualismo a ben più vitali principi e valori, capaci di riconfigurare e rilanciare la voglia di vivere e di migliorare. Mantenere l’identità in un mondo che tende a demolirla non è facile, ma è forse l’unica via possibile per tentare di restituire all’umanità la convinzione di potercela fare.