Christa (dal diario 1992 di Dino Azzalin)
Quando sono le ore tarde si fa fatica a distinguere chi, come un’ombra sul ciglio della strada sbuca all’improvviso. Siamo in Corso Sempione, 11 di sera, fine gennaio, Milano, le 23 per dirla meglio. Una ragazza dall’aspetto giovane mi fa cenno di fermarmi. E’ bella dall’aria fresca, lo dico perché i fari la inquadrano per mezzo secondo, è alta e ha qualcosa sulle spalle, è in jeans e non sembrerebbe quel che tutti pensano a quest’ora in un viale alberato di Milano. Sono quei due secondi che ti separano da una occasione colta nel senso di cogliere o una lasciata nel senso di persa. Beckett, quello di Godot, della famosa commedia soprannominata, “Aspettando godo”, sostiene che l’uomo è un individuo talmente limitato che è costretto a perdere e ritrovare sempre le stesse cose. Un secondo prima parlavamo di poeti e di poesia con Giuliano D.,reduci da una presentazione di un libro a un caffè letterario milanese, lui lavora alla casa editrice per cui era appena uscito un mio libro. E’ un amico oltre anche essere mio paziente e dice che non si farebbe mettere le mani in bocca da nessun altro. Ed è un bravo poeta anche lui, ha appena pubblicato per lo stesso editore, che noi chiamiamo confidenzialmente Nicola, un titolo che mi ha sempre fatto impazzire:”Api e cavalieri”.
E’ venerdì,credo l’ultimo di gennaio, fa freddo e piove. E’ anche l’ultimo giorno della merla, l’Unione Sovietica da sei giorni non c’è più, la perestroika di Gorbaciov ha reso la Russia indipendente dalle proprie province satelliti. O meglio, finalmente i russi hanno deciso di abbandonare l’egemonia su un mastodontico ginepraio che era diventato l’U.R.S.S. C’è ancora un gran traffico, il week end si annuncia da fine inverno e in quel secondo residuo che hai a disposizione devi decidere se fermarti o correre via. Alla radio un programma su Walter Chiari che è appena morto. Giuliano mi guarda e conoscendo la mia spiccata propensione a buttarmi a capofitto nelle braccia delle donne (Ragusa docet), mi chiede
“Ti fermi?”
Se mi avesse detto “non ti fermi?” avrei impiegato più tempo e sarei andato oltre lasciando all’auto successiva la possibilità di cogliere l’occasione del passaggio da me negato. Invece rallento e dico “Si mi fermo”.
“Tanto è presto” dico. Come aver detto in modo corretto, “non è poi così tardi”… “Così sentiamo quanto vuole” rispondo con l’unico neurone ormai a disposizione nel mio cervello. Ma prima che io riesca a collegare il tempismo,l’opportunità, la prontezza, sapendo benissimo che quella è zona di prostitute, sento un clacson che mi fa capire che ho fermato la macchina senza mettere la freccia sulla destra.
Le automobili infatti, sorpassando, lampeggiano,fanno segni, allora metto la freccia mi fermo qualche metro più avanti. Ormai non ho più secondi a disposizione, andiamo incontro all’agguato. Inserisco persino le quattro frecce lampeggianti.
Il mio amico tira giù il finestrino ed entrambi ci rendiamo conto che pur essendo molto bella non ha la tipica e rovinosa acconciatura delle puttane. Anche lei questo crede lo abbia percepito. (Ma non ha paura questa qui?Mi dico. E’ giovanissima e procace)
“Ciao, dove stai andando?”
“Pensavo di andare a Venezia è sulla strada ?
“Venezia…? Ma è lontano. Scusa ma intendi Corso Venezia o proprio la città di Venezia? Perché in entrambi i casi saresti fuori zona.”
“ Non so, è la prima volta che vengo a Milano”.
“Noi andiamo a Varese, anzi prima devo passare da Saronno a lasciare il mio amico, lui è l’ape io il cavaliere”. Ridiamo. Lei non capisce. Insomma sono io che guido la macchina, lui e tra qualche secondo anche lei sono i miei passeggeri. Noi le sorridiamo ancora. Mi chiedo ancora se lei davvero non avrà paura, siamo in due…
“Beh, allora vengo con voi”. E noi ci guardiamo negli occhi stupefatti.
Se ci guardiamo in faccia sorpresi è per capire,cercare un consenso reciproco. Ma tanto è da sola, mica può nuocere a due uomini no? E poi piove. Fa tenerezza.
“Sali” le dice l’amico poeta che le apre la porta dietro, porta con sé uno zainetto tutto bagnato. Anche lei è bagnata. Il secondo rimasto è passato da un pezzo e siamo di nuovo dentro a un’altra storia.
“Asciugati, guarda li c’è un mio maglione”
“Grazie”e se lo passa sui capelli
Riprendo la guida e ogni tanto, giro il collo da sinistra a destra, la guardo per capire con chi abbiamo a che fare. A me sembra tanto fulminata ma è come un gattino che hai appena evitato di uccidere per la strada e adesso lo stai portando a casa per dargli il latte.
“A Venezia? A quest’ora sarebbe meglio un treno piuttosto che l’autostop”.
Sì sono andata alla stazione e mi hanno detto che fino a domani mattina, non ci sono treni.
Giuliano allora incalza, “ Ma il carnevale a Venezia è finito martedì”.
E domani è il sabato grasso e c’è una bella festa a Varese”. Dico io.
“Che bello, mi inviti?”
“Certo, sarai anche la mia regina”lo dissi automaticamente come fossi un navigato giocatore di scacchi
“ E stanotte?”(sapevo che era una domanda di cui sapevo già la risposta).
“Non ho casa, sono di Bolzano, sono in viaggio e sono venuta via da casa così”.
“Sei scappata?”.
“No”
“Hai rubato qualcosa?”
“No”
“Sei maggiorenne?”
“Si, ho quasi vent’anni”.
“Allora tutto a posto come ti chiami?”
“Christa”.
Come, come? Grista? Che nome è?
“Christa con la acca dopo la C”
“Ah,si bene, Christa? Cristo (senza l’ acca) si ma Christa al femminile è la prima volta che lo sento”
“Si.Vuol dire, amichevole, generosa…”
“Ah. Bene,è già qualcosa, ho una stanza per gli ospiti è vuota, se vuoi ti ospito, in compenso fai da mangiare al gatto, si chiama Silvestro e lui è Giuliano e io Dino”.
“E riassetti il letto domani”
“Va bene. E lui”
“Lui chi, il gatto?”
“No, il tuo amico Giuliano?”
“Lui resta a Saronno, lo vedrai domani sera alla festa”
“Non siete gay?”
“Gay, oh no, o avresti preferito che lo fossimo?“
“No,no, ah bene, dicono che a Milano sia pieno di omosessuali”
“Meglio no?”
“Perché”
“Così ci lasciano libere tante donne in più e possiamo scegliere il meglio”
Stavolta ridemmo tutti e tre insieme, e almeno abbiamo dato subito l’impressione di essere brave persone, perché mi dico anche lei ha un bel coraggio, in giro di notte, bella, 20 anni, senza soldi, senza sapere dove andare, né chi può incontrare a quest’ora, alla fin fine le è andata bene. Lo ripeto per la terza volta ma come fa a essere così incosciente.
Beata giovinezza.
Il resto della conversazione è fondato principalmente proprio sul fatto che lei si trovasse lì a quell’ora, in un orario da prostituta e su questo lei si mette a ridere, perché volevamo chiederle quanto voleva per una prestazione sessuale. Non è reato chiedere, e forse neanche fare. Ma non è un genere che mi riguarda. Ricordo la sua voce con una leggera inflessione alto atesina e un po’ anche con la erre moscia.
“Ah ah”, ride “Ci mancava solo questo”, dice. Ma credo che neanche lei sapesse davvero dove stesse andando, né quale era la sua meta reale. Ha trovato due poeti, in giro per Milano ed è stata la sua fortuna…ha pensato fossimo “diversi” come Verlaine e Rimbaud, ma forse non sa neanche chi sono, o forse sì, adesso che lo scrivo, ma io scommetto che lei non sa ancora dove si trovi sulla cartina geografica, Varese.
Quella sera Christa, dorme nella stanza degli ospiti, la sera dopo si confonde bene con gli invitati della festa di Carnevale al Brinzio, alla quale ho illustrato bene le cose che doveva dire se qualcuno le avesse fatto delle domande personali. Qualche giorno si trasferisce in camera mia e la notte viene a dormire nel mio letto. In quei giorni, ero “stranamente” single,e in ogni caso non avevo legami fissi né particolari, lei era una mia ospite e chiunque avrebbe messo gli occhi su di lei, dicevo che era la figlia di un amico di Bolzano che era venuta a far visita a degli amici che non avevano però la possibilità di ospitarla. Il fine settimana successivo presi due biglietti per Bob Dylan (nato Robert Allen Zimermann), per un concerto a Milano, e ci siamo andati con Gigi e Laura. Mi fece un certo effetto dire a loro due ben quadrati varesini che l’avevo trovata per strada, ma sapevano che ero imprevedibile così accettarono di portarci a al concerto con loro in macchina. Bob Dylan io non l’avevo mai sentito, credo avesse superato da poco i 50 anni credo, ma mi fece piacere sentirlo, anche perché aveva una band musicale davvero grande, almeno queste le parole di Gigi io non capisco niente di musica ma su una cosa sono sicuro lui sarà anche un grande poeta ma non è un tipo tanto simpatico. Tornando dal concerto a notte fonda, vedemmo sulla strada un corteo di lucciole ai lati della strada. Christa chiese chi fossero tutte quelle donne a quell’ora, io le dissi, “Ragazze che vogliono andare a Venezia”. Rise. Gigi e Laura anche.
Fu così che la ragazza di Bolzano rimase da me per quasi un mese, fece da mangiare al gatto, mise ogni giorno a posto la casa, adottata e coccolata come una figlia… adottiva, finché una mattina arrivò una telefonata…
CONTINUA…
26 febbraio 1992