UNA PASQUA DIFFICILE
felice magnani
La storia che stiamo vivendo non è incoraggiante, le guerre che si stanno combattendo in Europa e in Medio Oriente riempiono l’aria di morte, di paura e di distruzione. Viviamo un tempo molto difficile, in cui riesce complicato non sentirsi coinvolti, anche solo psicologicamente. Lo schermo televisivo ci pone quotidianamente di fronte a situazioni che non avremmo mai immaginato e con le quali direttamente o indirettamente dobbiamo fare i conti. Principi e valori che sembravano ormai consolidati sono andati in frantumi, lasciando il posto a interrogativi ai quali riesce difficile dare delle risposte. La storia si ripete, ripropone spezzoni di un passato che non avremmo mai più voluto rivedere e lo fa con una inenarrabile violenza espressiva, lo fa mettendo in evidenza i peggiori istinti umani, sotto forma di morte e distruzione. La rappresentazione è drammatica: violazione dei più elementari diritti umani, guerre frontali, guerre di trincea, guerre combattute con terribili atti proditori, guerre di terrorismo, guerre combattute in nome di non ben definibili diritti territoriali, guerre dove il prezzo più terribile lo pagano i bambini, i vecchi, le persone ammalate, guerre che prendono di mira la parte più fragile della popolazione, quella che subisce senza neppure sapere quello a cui quotidianamente va incontro, guerre che lasciano i popoli nella povertà e nella carestia. Viviamo tempi in cui sono stati completamente cancellati quei diritti elementari che rappresentavano un limite umano alla violenza e alle atrocità, viviamo in tempi in cui si combatte per privare il nemico dei beni primari, dei diritti primari, riabilitando varie forme di imperialismo, di totalitarismo, di terrorismo, di varie forme di conquista che mai avremmo voluto ripercorrere, dopo l’annuncio dell’importanza delle nuove libertà democratiche, del diritto dei popoli di veder garantita la propria sovranità, la bellezza di poter condividere la forza coesiva della democrazia, della possibilità di scegliere liberamente il proprio destino, senza dover sottostare a varie forme di nuove e vecchie dittature. Viviamo un tempo in cui gli uomini hanno dimenticato il senso della vita, il valore della libertà, il rispetto della fragilità, il mondo si sta avvitando in una terribile abbraccio di morte e nel frattempo si sgretola poco per volta la forza coesiva di quella struttura nata subito dopo l’ultima guerra mondiale, per cercare di porre rimedio a quella volontà distruttiva che aveva annientato anche solo l’idea che potesse esistere un mondo più vero, più nuovo, più giusto, capace di riattivare l’amore per una vita che godesse finalmente del rispetto dovuto. I disastri di oggi sono un calendario molto preciso su cosa significhi perdere di vista il bene in ogni sua forma e sostanza, su cosa significhi calpestare la forza dell’amore, della comprensione, della pace, della volontà di creare e di vivere in un mondo fondato in primo luogo sul rispetto reciproco, sulla dignità degli esseri umani e sul loro diritto a veder riconosciuti i beni primari. Una Pasqua davvero complicata, sottoposta a vessazioni di ogni tipo, dove diventa difficile persino trovare la giusta misura per far capire all’uomo che il valore della pace riguarda tutti e che tutti ne sono responsabili. Una Pasqua che ci invita a riflettere come non mai, che ci sollecita a riprendere in mano il libro dei diritti e quello dei doveri, che ci ripropone un’analisi accurata su cosa significhi essere uomini e donne, su cosa significa amarsi e volersi bene, sull’importanza di sentirsi bisognosi di cure e di affetti, sull’importanza di mettere da parte il male, per lasciare che il bene, nella sua natura più vera, possa rimettere in equilibrio un mondo a due passi dal baratro. E’una Pasqua questa in cui siamo chiamati a ristabilire un patto d’amore e di speranza, patto che non prevede morte o distruzione, bensì il desiderio di tornare a essere umani in cammino verso una felicità senza muri, senza filo spinato, senza mitra e pistole, senza missili, senza la paura di una guerra nucleare, una Pasqua in cui gli uomini imparino di nuovo a convivere pur tra mille diversità, cercando di individuare e rafforzare ciò che unisce. E’ dentro una nuova speranza cristiana che deponiamo le nostre inquietudini, le nostre paure, quel senso di sconcerto e di intimidazione che ci sorprende a ogni passo, ogni volta che vediamo città e paesi distrutti, uomini donne e bambini che vagano tra palazzi sventrati, tra cumuli di macerie e di polvere, senza una meta. Una Pasqua che fa riflettere dunque e che invita l’umanità a ripiegarsi su se stessa per cercare di capire quale sia davvero la strada più giusta da intraprendere per fare in modo che tutti i popoli uniscano il loro impegno quotidiano nella ricerca di quella pace che rimetta serenità e gioia nel cuore delle persone, a qualsiasi parte del mondo appartengano.