Pasqua
di felice magnani
Ritrovare la pace e il perdono sembra un gioco, ma non è così. Per molto tempo ci siamo convinti e forse ci hanno convinto che bastasse un’assoluzione ufficialmente ricevuta per ripartire, ma in molti casi le assoluzioni vengono spesso sbrigativamente vissute per mettere il cuore in pace, una sorta di tranquillante psicologico per ricominciare. Ci si mette in fila per arrivare davanti al sacerdote con l’elenco dei peccati commessi appeso all’attaccapanni della memoria. Variano la qualità e la quantità, il tono e l’intensità, il carattere, ma alla fine la sequenza è quasi sempre la stessa, perché se non hai metabolizzato l’errore, non riuscirai mai a capire le modalità più adatte per evitarlo. C’è gente che è cresciuta col timore che ogni azione avesse al proprio interno un piccolo o grande inferno contro il quale dover combattere. Per anni colpe, pene e patimenti hanno scosso e turbato animi, lasciando spesso nei cuori conflitti irrisolti. Il tempo è stato terapia per qualcuno e spada di Damocle per altri. Ancora oggi quando arriva la Pasqua con le sue straordinarie emozioni bibliche e con quella malinconia della vita che trasforma la passione e morte in risurrezione, torna prorompente il tema della Confessione, il desiderio umano e cristiano insieme di ricominciare a sperare, di sentirsi più leggeri, più puliti, più pronti a ripartire. E’ con questo spirito che i cristiani amano ritrovare se stessi, la propria voglia di novità e di purezza, è nel sacrificio della croce che si compie il miracolo pasquale, grazie al quale l’uomo ritrova il senso della vita, la bellezza della rinascita, la certezza che qualcosa di grande accada quando ci si lascia affascinare dal miracolo della croce con i suoi rilanci, i suoi misteri, la sua storia, la sua capacità di restituire il coraggio di iniziare una nuova vita aperta al richiamo divino. E’ soprattutto per questo che la Confessione richiede una cosciente consapevolezza dell’errore, ma anche la certezza che l’Amore ha sempre una parola buona per tutti, anche per chi ha trasformato il mondo in un mare di ferro e di fuoco, negando a più riprese il dono più bello che Gesù ci ha voluto consegnare, la vita. Per quanto il male possa calpestare e distruggere, non potrà mai impedire agli angeli di regalare un sorriso a chi della straordinaria bellezza del mistero divino, si sente parte viva e attiva, a chi è in costante cammino per testimoniare con l’esempio la bellezza di una vita che sa farsi riconoscere anche nei momenti più difficili, quando il mondo sembra caduto nella schiavitù del malvagio. Una Pasqua di fraternità dunque, con un papa coraggioso, che indica ogni giorno quale strada sia necessario percorrere per non perdere di vista l’autenticità del messaggio cristiano.