Respirare l’umore del legno, il suo profumo, osservare mani antiche e callose che lo accarezzano, ascoltare un racconto, lasciarsi sedurre da storie di famiglie, di emozioni vissute, riaprire la cassaforte dei sentimenti, riporre fiducia nelle parole, nelle frasi, nei silenzi, negli sguardi, lasciarsi cogliere di sorpresa dall’intimità di una foto, di un viso, di un sorriso, fermarsi a contemplare senza il timore di essere vessati dall’arroganza del rumore, tutto serve a riabilitare, ridefinire, ritrovare, a rimettere in moto la curiosità, quella fanciullesca e sempre cara disponibilità umana alla rinascita. Nella bottega di Gianfranco Caporali tutto questo è ancora possibile, è come entrare in una chiesa viva, dove l’aspetto umano s’intreccia spesso con la natura spirituale dell’artista, perché l’artigiano, a dispetto degli anni, resta un nobile artista, cautamente fiero del proprio lavoro. Nelle opere di Caporali c’è la chiave di lettura di un’esistenza che si sposa alla fatica, alla gioia, alla bellezza, al ricordo, a un dramma, c’è la storia di chi ha creduto e lavorato per incarnare la sua fede, per renderla preziosa, adatta a soddisfare quei talenti che madre natura depone con cura nel patrimonio personale di ciascuno, lasciando a ciascuno la libertà di gestire la propria ricchezza. Gianfranco ha ottantasette anni, ha dovuto trascorrere cinque mesi in ospedale, ne è uscito debilitato nel fisico, ma rafforzato nel cuore e nella mente, è al suo posto come sempre, tra banconi e mobili ancora da definire, pacato e pensante come sempre, fa strada tra umori e profumi di noci, aceri, frassini e ogni tanto ti guarda per illustrare con orgoglio l’ultimo lavoro ancora allo stato grezzo. Ogni pezzo di Caporali ha una particolarissima finezza di stile, un’eleganza che incontri già vera e reale nella sua natura iniziale, quella su cui l’artista appoggia l’ innata creatività. Ci segue nel percorso il vecchio cane, che non lascia neppure per un attimo quel padrone amico di ore e giorni vissuti nei silenzi creativi della meditazione artigianale, quando il corpo ligneo è ancora idea. Ogni angolo della bottega custodisce una storia e ogni storia si riflette nelle venature di un legno che assume contorni e colori diversi a seconda della sua origine in natura. In ogni angolo ritrovi un Gianfranco Caporali diverso: ludico, religioso, documentarista, archivista, custode amabile di vecchie foto e di vecchi cari ricordi, di premi ricevuti, di persone amate e stimate, di invenzioni. C’è l’archivio fotografico, lo spazio dedicato al laboratorio, quello di rappresentanza, trovi ovunque disegni di macchine, oggetti, mobili, fisarmoniche accordate, tutto rigorosamente posizionato e preparato dalle sapienti mani di un vero, grande artista del legno. Nella bottega di Gianfranco Caporali puoi ritrovare il senso di un artigianato artistico avvolto nei suoi silenzi, nella sua raccolta creatività, puoi toccare con mano il lavoro manuale e quello dell’ispirazione sentimentale, puoi lasciarti andare allo studio, quello del legno, che non ha uguali per la sua flessibile duttilità. Nella bottega non c’è dispersione, c’è solo connessione, relazione, c’è tutta la vita di un uomo che a ottantasette anni conserva il giovanile disincanto emozionale di chi sa perfettamente quanto sia bello e importante amare fino in fondo il proprio lavoro.
Gianfranco Caporali, un bravissimo maestro ebanista, con l’hobby della musica di Felice Magnani