“Una cappella del Sacro Monte miniaturizzata”: così, nella chiesa di san Rocco e della Vergine Addolorata, è stato definito da don Andrea Straffi, direttore dell’Ufficio di Arte Sacra della diocesi di Como, l’altare ligneo detto di “San Pietro”, il cui restauro, realizzato da Piero Lotti e Ilaria Zen, è stato presentato alla comunità. Un’opera d’arte di grande pregio, risalente al 1693, che porta la firma dello scultore barocco varesino Bernardino Castelli (1646-1725). E’ stata una serata delle meraviglie tanto l’Ultima Cena si è svelata nella sua bellezza. “Sembra un teatrino con la quinta, il sipario -ha continuato il sacerdote- che ha una grandissima efficacia comunicativa al pari del “gran teatro montano”, come lo scrittore Giovanni Testori definiva il Sacro Monte”. L’artista ha rappresentato il momento in cui Gesù dice: “Uno di voi mi tradirà”. E’ un momento di grande concitazione: si notano infatti le torsioni degli apostoli. Giuda si distingue per la sacca di denari contenuta nella mano sinistra e per il viso scuro. Fra i dettagli si distinguono due ancelle scolpite nelle estremità della scena: una porta il pane, l’altra il vino: “Elementi essenziali per un altare”, ha continuato il sacerdote che ha poi rivolto l’attenzione alla figura del Cristo, sotto il cenacolo, realizzato da mano ignota: “E’ l'”immago pietatis”: sottolinea lo svuotamento del Cristo che, premendo il costato, fa cadere il sangue nel calice sottostante. Sono ben felice che il restauro abbia fatto emergere le gocce di sangue. Le gradinate sottostanti indicano che Gesù scende sull’altare”. La serata, aperta con il saluto di don Silvio Bernasconi, è stata condotta dall’architetto Roberto Ronzani, coordinatore dei lavori. L’architetto Gianni Pozzi ha dato un inquadramento storico basato sui documenti. L’altare proviene dalla chiesa di san Pietro in Gemonio, da dove è stato trasferito negli anni Sessanta del secolo scorso, subito dopo essere stato sottoposto ad un primo restauro: “Abbattendo la mensa dell’altare ligneo -appare in un verbale della Pro Loco, istituita per i lavori di restauro in san Pietro- il 26 luglio 1962 si è trovato un antichissimo altare”, quello che è visibile oggi nella chiesa. L’altare con il cenacolo venne incapsulato in una teca di vetro, dotata di allarme. “E’ costituita da un’ancono lignea acquistata di seconda mano da un’altra chiesa, dove sono state collocate le figure dell’ultima cena”, ha spiegato Pozzi. “Il fatto che fosse stato posto in una teca lo ha sottoposto a sbalzi termo-idrometrici -ha spiegato Lotti- Ad essi va aggiunta la rosura dei tarli, i sollevamenti, i distacchi”. E’ stata quindi necessaria dapprima una disinfestazione anossica, poi il recupero estetico. La spesa complessiva dell’operazione di restauro, svolta sotto l’egida della Soprintendenza Belle Arti, ammonta a 32.700 euro, di cui 15mila provengono dalla Fondazione Comunitaria del Varesotto, 10mila da donazioni. La serata è stata arricchita da due brani, eseguiti all’organo, dal maestro Marco Cadario.
Federica Lucchini
Foto dal sito di Doride Sandri