Enrico Valente durante la presentazione del libro L’ORO IN BOCCA, a Cuveglio
Enrico Valente, un giornalista professionista di carattere, uno che ha sposato l’arte dello scrivere fin da quando, con i pantaloni corti, tirava calci al pallone nelle giovanili dell’Entella Chiavari. Piemontese di nascita, ligure di adozione, chiavarese da sempre, componente di uno straordinario pool di giornalisti liguri che ha fatto la fortuna del giornalismo sportivo italiano. Un prim’attore non abbastanza cattivo e compromesso, uno che ha sempre preferito un saggio laicato a una fede di convenienza, soprattutto quando il mondo della televisione di Stato gli faceva la corte e le possibilità di un’affermazione ancora più esilarante si faceva strada tra la fiducia e la simpatia di colleghi che ne riconoscevano apertamente le qualità. Ricordo fra tutti il grandissimo Alfredo Provenzali che a Villa Recalcati, a Varese, parlando di Enrico, di fronte a un nutrito pubblico di sportivi e di autorità, disse che sarebbe potuto salire sul podio più alto solo se lo avesse voluto. Un carattere duttile, pignolissimo, raffinato, pronto a tendere la mano all’occorrenza. Non avaro, mai impietoso, mai eccessivo, deciso sempre a dialogare sui tempi della vita, quelli che trasformano lo sport in una straordinaria rivincita, nell’affermazione che la bellezza conti più della fama. Chiavari occupa tutto il suo cuore, il cuore di un giornalista professionista che ha vissuto lo sport in prima persona, molto prima di metterlo sotto la lente d’ingrandimento. Calcio, nuoto, pallanuoto, si è cimentato in tutte le discipline uscendo rafforzato nella sua ispirazione, come se quella parte della vita fosse sua da sempre. Calcio, nuoto, pallanuoto e automobilismo di formula uno, sono gli sport che sarebbero diventati il banco di prova di un giornalista capace di entrare anche dove l’umanità si perde spesso per strada, lasciando nella polvere la parte più bella dello sport, quella che non appare, ma che c’è, esiste, ed è ben visibile a chi la sa sdoganare, apprezzare e forse anche un po’ amare. Una vita spesa tra il Secolo XIX nella prima parte, con direttori di fama e colleghi collaborativi e la Gazzetta dello Sport negli ultimi quindici anni di carriera, circondato da personaggi di primo piano. Due esperienze, due mondi simili, mai uguali, capaci però di trasmettere a un carattere attento e determinato come quello di Enrico, la voglia di buttarsi nella mischia, mantenendo intatto quello spirito garbato e accorto che caratterizza il suo quotidiano approccio alla professione e alla vita. Nel crogiuolo di grandi nomi che hanno coabitato il suo mondo emergono giornalisti di fama come Alfredo Provenzali, Giorgio Bubba, Gianni Brera, Gianni Vasino, Cesare Viazzi, Sandro Ciotti e tantissimi altri. Tra i personaggi del mondo dello sport emergono dai suoi racconti nomi altisonanti come quelli di Ayrton Senna, Alain Prost, Michele Alboreto, calciatori famosi e allenatori che hanno fatto parlare di sé, come Gianluca Vialli e Vujadin Boskov e tanti altri con i quali ha condiviso interviste e fuori onda. Del giornalismo Enrico ha una visione profonda, condita di quel pizzico di nostalgia che permette all’interlocutore di saldare il passato e il presente, di rimettere in orbita quell’archivio che tanto piace a tutti coloro che credono nell’essenza salvifica dello sport.
L’INTERVISTA
Enrico Valente a Luino, durante un incontro con gli atleti dell’ORO IN BOCCA
Enrico Valente in Corso Matteotti a Varese, al salotto di Mauro Della Porta Raffo per la presentazione dell’ORO IN BOCCA. Con lui Mauro, il sottoscritto, Silvano Contini, Ito Giani e Alessandro Franzetti.
Enrico Valente, una vita per lo sport