La mostra sta per essere inaugurata e tra i presenti qualcuno chiede: “Non vedo in giro il Ginetto, come mai?” . “Nemmeno io!” – replica sorpreso un altro visitatore.
“Ah, te lo là! Volevo ben dire!”. Non poteva non esserci; da sotto il suo caratteristico cappellaccio sbuca Luigi Piatti che, occhiali allungati sul naso, sta illustrando animosamente un particolare di un quadro di cui solo lui è a conoscenza.
Dove c’era una mostra d’arte, lì c’era il “Ginetto”, egli era quasi parte della mostra stessa. L’artista, il curatore e poi lui, Luigi Piatti, il “grande vecchio” dell’arte varesina. C’era sempre.
E sapeva tutto; in fatto di artisti varesini, poi, ne sapeva una più del diavolo. Delle loro storie ha riempito pagine e pagine di libri, mostrando un sapere senza pari; e gli piaceva anche raccontarle a voce queste storie, alcune addirittura incantevoli (storico l’aneddoto sulla morte del pittore Ferriani), proprio perché sapeva esporle con bonomia e semplicità. Quando cominciava non aveva freni e non smetteva mai, era la sua vita, il suo mondo.
Storie che nascevano dalla frequentazioni degli artisti, ma anche da uno studio assiduo: ore e ore in Biblioteca a ricostruire la storia dell’arte varesina, a ricostruire storie di tanti e tanti artisti anche meno noti che ritrovavano nelle sue memorie un’autentica dignità artistica. E quasi fino alla fine o meglio fin quando ha potuto: stupiva in lui quella freschezza continua di speranze e di progetti, come se la vita dovesse sempre cominciare (in questo il “grande vecchio” era straordinariamente giovane).
Alla notizia della morte di Piatti ho informato un amico pittore che ha avuto fulmineo il seguente pensiero: “.. ho perso un amico!”. Quando il lutto è diventato di pubblico dominio, decine di persone, specie quelle che gravitano nel campo dell’arte, hanno pensato la stessa cosa: un amico perduto per sempre.
Mai che rifiutasse di tendere la mano a chi lo coinvolgeva in un’impresa culturale, una mostra, una chiacchierata sull’arte. Lui c’era sempre.
Ebbene, sono certo che anche alla prossima mostra il Ginetto ci sarà, avrà ancora un ruolo da protagonista, sarà lì a raccontare di questo e di quello. E a fronte dell’affermazione “Purtroppo oggi manca il Ginetto!”, ci sarà qualcuno che giurerà di averlo visto e andrà girando per le sale a cercarlo perché una mostra senza la presenza del Ginetto Piatti non la si riesce nemmeno ad immaginare.
Alberto Palazzi