Sarebbe stato felice nel constatare come i semi che lui aveva gettato, dopo venti anni dalla sua scomparsa, sono diventati alberi che continuano a fruttificare in relazioni familiari intense. Don Tiziano Arioli, parroco di Gavirate dal 1971 al 1° agosto 1999, aveva dato avvio nel 1993 a un progetto che coinvolse famiglie della comunità gaviratese nell’ospitare bambini bielorussi, la cui terra era stata colpita dalla nube radioattiva di Chernobyl nel 1986. Le vacanze in Italia avrebbero dato loro l’opportunità di poter respirare aria salubre. Ci mise l’anima in questo percorso che si allargò fino a Novosibirsk, dove venne consacrato vescovo della Siberia, padre George, uno dei sacedoti ospiti assieme ai bimbi. Sono testimonianza di questo entusiasmo i ricordi e le foto anche con i seminaristi che, nell’intento del sacerdote, avrebbero fatto da tramite per un loro avvicinamento alla chiesa, in un momento dove esisteva ancora una frattura assoluta. Don Tiziano fu un sacerdote amato fino ai confini del mondo. I viaggi delle famiglie gaviratesi in Bielorussia e in Siberia furono frequenti in un intensificarsi dei rapporti, di scambio di cultura. Scoprire che ancora oggi a distanza di tempo alcuni di questi rapporti sono a tal punto vivi che hanno plasmato il futuro dei bimbi di allora ci si rende conto che è un’eredità di don Tiziano. Natascia ora è laureata in Economia e Commercio. Vive a Sumirago con il marito, un bimbo ed è in attesa di un altro. “E’ una bella signora -dice Valeria che l’ha ospitata stabilmente a casa sua sua per sette anni- Quando è giunta in Italia aveva 9 anni, ma ne dimostrava 6, talmente era esile. Ha capito subito che questa esperienza costituiva una opportunità: un modo di vivere diverso, che, se colto nel suo significato, non equivaleva solo a una vacanza, ma ad un impegno nell’apprendere, ad esempio, la lingua. Qui, c’era la speranza, là si viveva alla giornata. Certo, la difficoltà non sono mancate: un anno ottenere il permesso di studio presso l’ambasciata, è stato veramente difficile, ma poi tutto si è risolto per il meglio. Per me è come una figlia. Ha arricchito ulteriormente la nostra famiglia”. C’è un dato che accomuna i gaviratesi che hanno coltivato questa esperienza: gli allora bambini, che oggi superano di poco la trentina, anche se, a differenza di Natascia, sono tornati nella terra d’origine, sono presenze costanti. Maria, settimanalmente è in contatto con i genitori italiani che sono stati determinanti per la sua vita ora serena e piena di prospettive. Maryna di Minsk ha avuto l’onore di avere tutta la sua famiglia italiana al matrimonio. Non poteva mancare, se si considera che è come una sorella per Laura e una figlia per Adriana. “Pur lontane siamo cresciute assieme. Sentivamo il bisogno di vederci anche a Natale e quando lei non è potuta arrivare in Italia sono andata là io -afferma Laura- Sentiamo il bisogno di un rapporto costante”. L’immagine è quella di un bambino biondo che gusta con piacere una fetta di anguria. La succhia con voracità. “Era impossibile mangiarla in Bielorussia”, ricorda Stefania, che aveva ospitato Artiom, allora 9 anni, scelto, durante la visita a Missaglia di Gorbaciov per consegnargli un dono, durante la quale, per volontà di don Tiziano, aveva partecipato la comunità gaviratese. “E’ stata un’esperienza stupenda -continua- Era il mio bambino, educato, che mi ha insegnato molto: ad accontentarmi del bicchiere mezzo piano. Mi diceva che noi siamo abituati a stendere la lista della spesa, sicuri di trovare tutti i prodotti. Nel suo Paese non era così”. Ora Artiom ha una bella famiglia di cui è orgoglioso. Stefania la mostra felice. Quel figlio lontano le ha dato molto.
Il dono finale di don Tiziano alla chiesa bielorussa sta in quelle opere del pittore lavenese Fioranvanti Arioli, suo zio, che hanno raggiunto collezioni lontane.
Federica Lucchini