UN POMERIGGIO MERAVIGLIOSO, ASCOLTANDO LE NOTE DI UN MAESTRO
di felice magnani
Non è la prima volta che lo ascolto, ma ogni volta è come se fosse la prima. Lo ascolto con la dovuta attenzione, con quella compostezza intellettuale che si deve a un maestro che sa insegnare e che induce l’interlocutore a scavare e a riprendere quello che, forse, aveva riposto troppo in fretta. L’ho rivisto un pomeriggio, pensieroso, appoggiato al bastone da camera che supporta da qualche tempo le sue brevi passeggiate sul balcone di casa. Un tempo breve, perché lo sguardo improvvisamente si rianima e ritrova, come per incanto, la sua giusta tonicità. E così, con un sorriso ampiamente riabilitativo, riapre l’attenzione su un fitto rimescolio di volti, immagini, persone, personaggi, storie, amici, parenti, percorsi, culture, paesi, per tuffarsi quasi subito tra le sorti di una vita laboriosa e lunghissima, fatta d’immagini, sensazioni ed emozioni che non sono mai le stesse. Cosa sorprende del dottore? La sua quasi centenaria vitalità mentale, la sua incredibile capacità di collegare la filosofia e la cultura classica, la letteratura e la scienza, la religione e quella parte della storia umana che esce quasi con prepotenza quando ci si guarda dentro, lasciando che la memoria si accenda, consegnando a un mai sopito vigore intellettuale quella ricca elaborazione che gratifica il passato, trasformandolo in una delicata e amabile ironia sul presente. Novantotto anni non bastano per decretare la possibilità di una conclamata vecchiaia, non bastano per definire una conclusione, nel caso del dottor Milos Kogoj la filosofia del movimento prevale nettamente sulle riposanti staticità della vita, la mente osa sempre più in là, a scoprire sottili sensazioni di musica e poesia che solo un nobile ricamo può sottrarre alle “sgrinfie” del tempo. Quale l’argomento del giorno? I temi esistenziali, quelli che hanno bisogno di alimentarsi costantemente di nuove sensibilità, per non perdere il loro naturale vigore atletico, rischiando di cadere nell’approssimazione o in una ripetitiva concasualità. Con il dottor Kogoj non si corre questo rischio, perché la sua è un’investigazione che si colora continuamente di affinità elettive, di incursioni storiche e scientifiche, filosofiche e letterarie, di letture di articoli di giornali e di buoni libri, di un’amabile conversazione, di culture e tradizioni che si legano in parte al suo vissuto sloveno. Con lui il metodo si riassume nell’indagine socratica, fatta di dubbi e di ricerche interiori, di valutazioni e di analisi che cercano conferme strada facendo, tra un curioso rimescolio di attendibilità storiche e condivisioni intellettuali. Ci sono elementi che s’incontrano spesso relazionandosi con il dottore, quelli che investono il tema della vita, nelle sue più svariate sfumature. Teologia e filosofia fanno capolino, intrecciandosi spesso con l’esperienza personale, attraversando lo studio e le vicende che lo hanno caratterizzato. C’è sempre qualcosa che impegna l’arrampicata sulle vie a tratti impervie della conoscenza umana, qualcosa che ha a che fare con verità che se non adeguatamente sostenute rischiano di perdere parte della loro consistenza etica. Avere quasi novantotto anni e amare così tanto la vita da ricercarla in tutte le sue umanissime sfumature è un bellissimo miracolo, coltivato nel tempo con quella saggezza che cova silenziosa nel cuore e nella mente dei sapienti, quelle persone che non si accontentano dell’immagine estetica della verità, ma che ambiscono ad andarle incontro per conoscerla meglio, per dimostrarle che l’età non è un limite, ma una possibilità in più per convincersi che la bellezza è dentro di noi e in molti casi basta soltanto saperla cogliere.