Non è possibile non entusiasmarsi di fronte a ragazzi di vent’anni o poco più che onorano ogni giorno la straordinaria bellezza del Giro d’Italia. I nostri giovani si battono come leoni e lo fanno con quella spinta ideale che li fa amare dal grande pubblico, il quale non si perde neppure una goccia del loro impegno, dei loro sacrifici, del loro coraggio, della loro voglia di dimostrare la bellezza di uno sport dall’anima intensamente bella, umana e popolare. Il Giro di quest’anno “canta” e lo fa anche con l’entusiasmo di cronisti calati nella gioia dell’uomo qualunque, che si lascia sorprendere dalla forza dello stupore e delle emozioni, lo fa perché l’umanità si riprenda il suo spirito, torni a essere se stessa e risplenda, gettando eccessi di calcolo e di perfezionismo, di esacerbate sottomissioni, di treni e strategie, di risultati fin troppo scontati. Il Giro di quest’anno è il canto di una liberazione che lascia all’animo umano la facoltà di esprimersi fuori da schematismi pregressi, da premonizioni, da eccessi di convenienza, è il canto di gente che si riappropria della voglia di vivere, di giocare, di divertirsi, di non lasciare nulla di intentato, nulla che possa inibire l’esultanza della passione, il desiderio di entusiasmarsi e gioire. Cronisti, corridori, animatori, supporter, collaboratori, pubblico, c’è un fermento nuovo che muove lo spirito del Giro 2019, un respiro leggero che trasmette benessere e poi ci sono loro, quei ragazzi con il timbro dell’ onestà impresso sul viso, convinti del loro lavoro, pieni di entusiasmo, di voglia di fare, di esserci, di dimostrare, di non rimanere sordi e muti al richiamo della sfida sportiva, ragazzi pieni di vita che ogni giorno corrono anche con il cuore per affermare il primato dell’onestà e della volontà. Valerio Conti, Marco Frapporti, Elia Viviani, Matteo Moschetti, Manuel Belletti, Davide Formolo, Giovanni Carboni, Giulio Ciccone, Fausto Masnada e poi via via tanti altri che spesso navigano nell’ombra, pronti sempre a colorare di speranza un paese che in fatto di generosità sportiva e bellezza non è secondo a nessuno, un paese che sa amare e soffrire, che sa donare sempre il meglio di sé, che sa essere accogliente con tutti, ma che non ama sentirsi tradito, offeso, emarginato, trattato con disprezzo, violato nella sua costante ricerca di moralità. I ragazzi italiani del Giro sono gli alfieri di una riscossa. Maglia bianca, maglia azzurra, maglia rosa, sono lì in prima fila a dimostrare il valore educativo di un ciclismo che sa parlare al cuore della gente, emozionandola, un ciclismo che ha ritrovato l’ amabilità sportiva di tempi lontani, che guarda ai giovani con l’orgoglio e la fierezza di chi sa che il futuro è lì, in quella passione tutta italiana per le due ruote. E mentre i ragazzi conquistano il loro spazio e accendono nuove speranze, Vincenzo Nibali, il fuoriclasse affermato li accompagna con lo spirito di sempre, quello che gli ha consentito di vincere sulle strade del mondo. E’ un grande esempio di serietà e di abnegazione, di moralità e di continuità, il campione siciliano dalle poche parole, puntuale nei fatti e autorevole nelle conferme. E’ in questa straordinaria miscellanea di forze, energie, esempi e valori, che la storia del ciclismo si rinnova, regalando al paese una stupenda pagina di amore e di lealtà.
Giro d’Italia – Coppi contro Bartali