Un cromlech sotto le acque del lago di Varese? “E’un’ipotesi di lavoro suggestiva -afferma Paolo Baretti, ispettore onorario incaricato dalla Soprintendenza archeologica delle Belle Arti e del Paesaggio, con un lungo percorso di ricerche e scoperte archeologiche alle spalle- Un elemento di novità che andrà valutato, peraltro già conosciuto dalla popolazione, ma sconosciuto nella sua funzione”. Se così fosse, sarebbe una scoperta di grande valore, considerando la rarità di questi siti archeologici (in Italia se ne contano solo tre,) costituiti da menhir allineati in cerchio. “Localizzato tra il nuovo pontile e la palafitta Ponti in una zona dove l’acqua è piuttosto bassa -spiega- lo si vede bene ed è costituito da grossi massi di origine glaciale infissi, a forma più o meno circolare, sopra un rialzo del fondo, costituito da ciottoli morenici. Potrebbe essere stato associato alle sepolture”. Ci deve essere proprio stata la mano dell’uomo a creare un simile “formazione”, risalente, se l’ipotesi fosse confermata, all’età del ferro (1200/1100 a. C.) E’ una visione sott’acqua da sempre conosciuta dai pescatori e dagli abitanti; visione che avrebbe dunque una funzione sacra. Il libro della storia del lago apre, dunque, sempre nuove pagine inaspettate, come questa del possibile (con le dovute proporzioni) “Stonehenge” di Cazzago.
Baretti rivolge l’attenzione all’ascia ritrovata durante le attuali ricognizioni: “E’ simile all’altra trovata nella stessa palafitta, durante le campagne effettuate nella seconda metà dell’Ottocento, e a quella individuata nella Desor in territorio di Bodio Lomnago, sempre nello stesso periodo. La sua caratteristica è di avere un taglio a forma di semicerchio per una migliore funzionalità. Risale all’età del bronzo medio. E’ un’ascia più evoluta rispetto a quelle dell’età del bronzo antico (1800 a. C.), e a quelle del rame (2000 a.C.). Si tratta, dunque, di una scoperta importante.
Federica Lucchini
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