Due nuovi prodotti varesini che uniscono una storia millenaria alla solidarietà. Si presentano in due eleganti bottiglie e soprattutto il loro gusto è già stato molto apprezzato. “L’anno scorso ho deciso di farne produrre una quantità limitata per sopperire alla mancanza di olio. Mancanza che per l’associazione varesina degli olivicoltori dell’olio di Lago di sant’Imerio rappresenta un fatto grave: non viene incontro, infatti, alla nostra finalità di aiutare chi ha bisogno -spiega il presidente Enrico Marocchi”. Così da una carenza, la città di Varese può annoverare tra i suoi prodotti tipici due nuovi, che in realtà hanno una storia alle loro spalle: l’elisir di sant’Imerio, un amaro alle foglie d’ulivo, e il liquore di sant’Albino con miele di castagno. Le etichette rappresentano l’una la chiesa di Bosto, diventata il simbolo di tutte le attività degli olivicoltori, l’altra la chiesa di sant’Albino, sull’omonimo colle di Varese, tratta da un disegno del pittore varesino Uberto Vedani. Entrambe riportano la scritta: “liquore sapientemente preparato, secondo un’antica ricetta”. La produzione iniziale è stata limitata a cento bottiglie, come prova, ma considerati gli apprezzamenti l’auspicio è che la produzione possa aumentare così si unisce il piacere di assaporare gusti, resi più raffinati rispetto agli originali, dal liquorificio di Enrico Garbini di Samarate, e incrementare la cifra destinata a chi ne ha bisogno. E’ stato infatti Ottavio Lonati del Principato del Sacromonte, a cui si era rivolto Marocchi, conoscendo l’amaro di sua produzione, che ha dato l’indicazione del produttore. Ora chi desidera assaggiare le ultime bottiglie della limitata produzione può trovarle all’emporio del Sacromonte. L’associazione dal 2016 ha ripreso la tradizione di festeggiare sant’Albino aprendo la piccola chiesetta sul colle omonimo, solitamente chiusa. Ed è da questa iniziativa che a Marocchi è scaturita l’idea di riprodurre quella grappa mista a miele che hanno prodotto i contadini fino agli anni Cinquanta dello scorso secolo nelle cascine attorno a Mirasole nella piana sotto sant’Albino tra Cartabbia, Casbeno. La sua produzione era vietata, soprattutto nel Ventennio, ma loro ugualmente si riunivano la notte, e con i raspi dell’uva da cui avevano prodotto il vino, davano il via alla lavorazione unendola al miele. Sorride Marocchi al ricordo dei racconti di sua mamma: andava a messa prima la mattina e vedeva gli uomini che dormivano per terra nelle posizioni più strane, dopo i vari assaggi. Fedele alla tradizione lui è andato alla ricerca di un ottimo miele, trovato in Val Bossa dell’azienda Golden B e delle vinacce dei vini dei Ronchi Varesini. Cita un passo di Ezechiele, quando parla dell’amaro alle foglie d’ulivo, scelte da piante particolari ricche di oleuropeina: “Sulle rive del Giordano crescono alberi che non perdono mai le foglie e i cui frutti sono cibo e le foglie medicina”. L’amaro, già prodotto in forma artigianale da un altro varesino Emilio Marocco, pare abbia ha proprietà medicinali: febbrifugo, energizzante, previene l’osteoporosi. E’ tratto da una ricetta dei Benedettini, ed è presumibile che venisse prodotto anche nella nostra zona, visto l’abbondanza di ulivi, documentata sulle antiche carte, riprese dal presidente dell’associazione “Sarisc”, Santo Cassani. Lui “Non abbiamo inventato niente”, conclude Marocchi. Si tratta solo di riprendere una tradizione.
Federica Lucchini
Se il tempo sarà clemente, la produzione degli ulivi, seguiti dagli olivicoltori di sant’Imerio, si prevede buona. Durante la fioritura sono stati all’opera per innaffiare con il boro i fiori e rinforzare la loro tenuta. Tutti i prodotti usati sono biologici. Da esperti hanno il loro daffare: al parco di Monte Bernasco, dato loro in concessione dal Comune, sono 125 le piante, che si uniscono a quelle che loro normalmente seguono per avere una produzione rilevante e aumentare la solidarietà. Quest’anno si prevede che la raccolta veda coinvolte più persone. Il fatto che l’anno scorso sia stata scarsa ha fatto sì che molti abbiano messo a disposizione le loro piante. Anche l’associazione “Sarisc” di Oltrona al Lago ha messo a dimora piante d’ulivo: a Gavirate sei al parco di Armino, 15 al parco Morselli, sei al parco Cinque Piante e inoltre il comune di Galliate Lombardo ha messo a loro disposizione 1200 mq. dove piantare 40 ulivi.
Federica Lucchini