– Il valore e la dignità della differenza. La diversità non è divisione. “La tavola rotonda su “La cura della casa comune”, organizzata dal gruppo interreligioso della nostra Provincia, dall’associazione “I care”, ha dato l’opportunità di conoscere l’attività della sezione italiana di “Religions for peace”, una realtà che si occupa da anni a livello internazionale di dialogo interreligioso, e di riunire rappresentanti di diverse confessioni della nostra Provincia attorno ad un tavolo nel teatro Santamanzio per sottolineare la sinergia a favore della pace, in un cammino di unità e di condivisione. “Perché ogni religione non si purificasse nella sua autosufficienza, è nato nel 1970 Religions for peace con la finalità di lavorare assieme per prevenire le discriminazioni e le successive chiusure in un’ottica di accoglienza delle differenze”, ha spiegato il segretario generale dell’associazione Luigi De Salvia.
“Dobbiamo interrogarci sul perché la nostra casa comune – la terra – sia divenuto un luogo inospitale – ha sottolineato Lidia Maggi, pastora della Chiesa Battista di Varese – La diversità ci allarma, essendo noi vittime del pensiero unico. Dobbiamo riconoscere che siamo tutti parte della stessa famiglia dove il confine diventa una soglia per dialogare con l’altro. Tutti noi abbiamo i nostri confini, non possiamo vivere la vita dell’altro. Ma il confine dice che siamo limitati, abbiamo bisogno dell’altro. Quindi è rispetto dell’altro, non barriera. Non accogliendo il forestiero, rischiamo di uccidere la foresta, in nome di un deserto attorno a noi. Dobbiamo quindi imparare un altro modo di abitare la terra, raccontandoci nuovamente”. “Raccontandoci – ha proseguito Giorgio Stabilini della Comunità Musulmana di Varese – e non pensando solo alla casa dei corpi quando accogliamo, ma anche alla casa del cuore e della mente”. “Nel nome dell’unicità di Dio per tutte le religioni – ha evidenziato Augusta Favali Hedayat della Comunità Baha’ì – l’umanità è unica, unita nella diversità” e “deve accettarsi e benedirsi come creatura nella sua debolezza”, ha concluso Fra Giorgio Bonati dei Frati Cappuccini di Varese.
Particolare è stato l’inizio della serata con la recita di preghiere di diverse confessioni: dalla prima Sura del Corano, ai due capitoli principali del Sutra Del Loto da parte di buddiste della corrente giapponese, alla preghiera Baha’ì in francese (“Chi può rimuovere le difficoltà se non Dio?), al Padre Nostro. Presenti molti rappresentanti del gruppo interreligioso della nostra Provincia, che con l’associazione “I care” ha iniziato la marcia della pace nel 2013 e la prosegue tuttora. Nel suo percorso ha incontrato nella nostra zona rappresentanti della Chiesa Metodista, del Gruppo Buddista, della Comunità Musulmana, della Chiesa Battista, della Chiesa Cattolica, Ortodossa Rumena, della Comunità Baha’ì e della religione Ubuntu. Con il principio che la diversità è la ricchezza delle nostre relazioni, ha iniziato un cammino, in diversi luoghi della Provincia sull’approfondimento di temi quali la regola aurea (Ama il prossimo tuo), il perdono, la misericordia, la non violenza, la gentilezza, il servizio al prossimo e alla comunità.
Federica Lucchini