Tiziana Zanetti è una voce emergente della cultura varesina e lo ha dimostrato molto recentemente in due serate tenute presso la sala consiliare di Gavirate con due temi diversi: l’uno nell’ambito della rassegna “Assaggi di territorio: percorsi tra arte e genialità” in cui ha trattato delle “Forme e dei temi delle esposizioni universali”, l’altro in una serata organizzata da “Terra Insubre”, con Federico Crimi sulla presentazione di un progetto preliminare inerente un “Baedeker per il lago di Varese”. Due occasioni in cui ha saputo esprimere con la voce del cuore un lavoro in divenire che sa di passione e di attenzione. Avremo l’opportunità di ascoltarla domenica 23 agosto nell’ambito degli incontri organizzati dagli olivicoltori di san Imerio al parco degli ulivi in “Racconti di arte e bellezze rubate all’Italia durante la guerre”. Temi diversi che affronta con competenza grazie ad una laurea in Giurisprudenza, in Scienze dei Beni culturali, ad un master per insegnare cittadinanza e Costituzione applicata al patrimonio culturale, ad un anno di formazione specialistica sulla progettazione di sistemi culturali integrati. Lavora presso la biblioteca e l’archivio “Vittorio Sereni” di Luino e collabora con diversi Istituti Scolastici. Ma soprattutto è una donna di lago. Ha radici profonde nel lago di Varese, che risalgono a suo nonno, a suo padre, Piergiorgio. Ed è soprattutto “ritornata a casa”, dalla quale, per la verità, non si è mai allontanata. Il suo ritorno sa di consapevolezza, di voce del Dna che emerge. Ama ripetere una frase di A. Tabucchi, che condensa il suo percorso: “Un luogo non è mai solo “quel” luogo: quel luogo siamo. In qualche modo, senza saperlo, ce lo portavamo dentro e un giorno, per caso, ci siamo arrivati”. E la voglia di far sì che il mondo che è stato e quello attuale, silenzioso e nascosto, che sta comunque andando avanti, vadano “fermati” come testimonianza è forte. Ha, quindi, messo a disposizione della Cooperativa Pescatori del lago di Varese la sua esperienza giuridica per salvaguardare la cultura immateriale. Ha dentro tutte le atmosfere del lago, il viso dei pescatori, sentinelle dei cambiamenti minimali delle acque. E ha scritto sulla rivista culturale “Menta e Rosmarino”, per presentare il progetto “Lacus loci”: “Quando incontri uno degli ultimi quattro pescatori professionisti sul suo barchetto dal quale spunta il remolungo, quando ti accorgi quasi d’improvviso, in una sorta di epifania a tratti crudele che porta via irrimediabilmente persone e cose, che è sempre meno il tempo per salvare quelle storie che hai sentito raccontare da chi le ha vissute dal vero, con quel suo carico di umidità e di pazienza che la notte sul “barchett” ti impone, hai la certezza che devi cercare di fare qualcosa”.
Federica Lucchini