Divertirsi nella sicurezza. “Vivetelo il lago, però, con la consapevolezza della sua pericolosità, scaturita da un’educazione che insegna a gestire il rapporto con l’acqua”. Le parole del luogotenente Vincenzo Pavone, comandante del 2° Nucleo Mezzi Navali del Lago Maggiore della Guardia Costiera giovedì sera erano rivolte ai tanti giovani presenti all’incontro pubblico “#Nuotare in sicurezza nei nostri laghi”, organizzato dal comune e dall’Autorità di Bacino lacuale dei laghi Maggiore, Comabbio, Monate e Varese, a seguito delle tante vittime del Maggiore. Incontro che ha visto il tutto esaurito, considerata l’importanza del tema, ed è iniziato all’insegna della luce nel ricordo di Meryem, la giovane besozzese che ha perso la vita recentemente nelle acque di Arolo: sette ragazze, durante il minuto di silenzio, hanno acceso delle luci, che, come ha spiegato il consigliere delegato alla Famiglia, Francesca Pianese, rappresentavano una luce di aiuto per altri giovani. “Una comunità colpita deve fare un passo avanti, senza dimenticare- ha detto il sindaco Riccardo Del Torchio- E questo momento contribuisce alla sua crescita”. Ed è stata una serata viva per l’intervento dei relatori, che sono entrati concretamente nel cuore dell’argomento, lavorando in sinergia, e per la vivacità delle domande del pubblico. “Tante le insidie del lago rispetto al mare- ha spiegato Daniele Baldin, responsabile del Servizio Tecnico Autorità di bacino lacuale dei laghi Maggiore, Comabbio, Monate, Varese- Il fondo, riferendosi in particolare al Maggiore, non degrada in maniera regolare e si trova subito il vuoto. Tantissime le buche che non si vedono e tante le persone sprezzanti del pericolo che, magari in stato di ebbrezza, se ne infischia della segnaletica”. “Tutti innanzitutto devono saper nuotare, sapendo perfettamente che l’acqua del lago, essendo dolce e più pesante, non fa galleggiare e si va subito a fondo, a differenza di quella del mare che, al contrario, essendo salata, permette di mantenersi a galla”, ha spiegato Roberto Carullo, direttore provinciale della Società Nazionale di Salvamento, presente a Varese dal 1992, che abilita i bagnini di salvataggio. “Il mare sta aumentando e mangia la costa a differenza del lago la cui acqua scende e porta alla luce tratti invitanti a procedere, ma pericolosi in quanto oltre si trova poi il vuoto. Del mare riesco a vedere il fondale, quello del lago è torbido. Nel mare entro 48/72 ore un corpo viene a galla, nel lago giù rimane”, hanno spiegato il capoequipaggio Ivan Quarta e Pavone che dirige il presidio stagionale, distaccato da Genova, dal 1° luglio scorso fino al 15 settembre con sede a Solcio di Lesa e finalizzato all’attività di ricerca e di soccorso, h. 24, con 13 unità addestrate, tra cui un soccorritore marittimo per la ricerca di superficie, e due unità navali. Il numero 1530, assieme al 112, è stato più volte ribadito in caso di bisogno. E’ già terminato il servizio dei bagnini in 16 postazioni differenti sulla costa lombarda, per motivi finanziari: hanno effettuato 3500 ore di servizio con la spesa di 100mila euro a carico dell’Autità di bacino. “Questa serata è stata la prova 0 di un progetto che intendiamo portare avanti”, ha concludo Francesca Pianese.
Federica Lucchini