Quei 13 anni logoranti in cui mamma Zita Szigeti, nata a Milano nel 1921, sopravvissuta ad Auschwitz, intentò la causa allo stato tedesco per ottenere un risarcimento, sono scolpiti nella memoria della figlia Laura. “Il suo silenzio nei nostri confronti sui dettagli dell’esperienza da prigioniera-schiava perché non scuotessero la nostra psiche, è stato più efficace di qualsiasi parola. Per ottenere il suo obiettivo, che aveva la finalità di riscattare la memoria della persona che era stata e a cui era stato tolto tutto, si trattava di scavare in lei, prendersi i suoi dolori, metterli davanti a se stessa e soffrire di nuovo raccontandoli al giudice. Non voleva la vendetta, ma diceva di meritare il risarcimento per una questione di giustizia. E così è stato. Ma io, bambina, mi ricordo i suoi pianti, allora. Leggevo un dolore dentro di lei, di cui non trovo le parole per descriverlo. Ma alla fine lo ha metabolizzato ed è stata la donna che andava nelle scuole a inviare messaggi di vita, di riscatto, di perdono”. “Storie di coraggio e di speranza” è intitolata l’iniziativa del comune di Besozzo, realizzata in collaborazione con l’Anpi di Gavirate Besozzo, per commemorare le vittime dell’olocausto. Un primo evento oggi (26 gennaio) alle ore 21, condotto dall’assessore alla cultura, Silvia Sartorio, in diretta sulla pagina Facebook del Comune, riguarderà un testo di Roberto Curatolo che narra, appunto, la storia di Zita, la donna di origine ungherese, che tornata nel paese natale di Székesfehérvàr, per sfuggire al fascismo in Italia assieme a parte della famiglia, fu deportata il 14 giugno 1944 a Birkenau, in quanto ebrea. “Da “picinina” (così a Milano venivano chiamate le bambine che aiutavano le sarte) era diventata una sarta quotata -continua la figlia- Il suo lavoro l’aveva inorgoglita, resa sicura e integrata in una comunità serena, fino all’arrivo dei nazisti. Visse per qualche mese con le valigie pronte per un viaggio, come era stato loro ordinato. Sarebbero stati accompagnati in campi di lavoro dove i giovani avrebbero aiutato i vecchi. Poi l’arrivo nel ghetto di Budapest e il viaggio verso l’inferno con i cani che latravano, i tedeschi che urlavano. All’arrivo la separazione dalla sorella, dal nipotino Franchino che amava alla follia, dalla mamma. Lei a sinistra, loro a destra verso le camere a gas. Eppure – continua Laura- era solita ripetere “La vita, questa meravigliosa cosa!”. “Io mi chiamo Zita”: inizierà così lo spettacolo, estratto da “Tre donne nell’inferno dei lager” promosso dall’Anpi di Rescaldina. A dar corpo alla voce della protagonista, l’attrice Federica Toti. “Si tratta di uno spettacolo composito, nato a strati”, lo definisce. Domenica 31 gennaio alle ore 17,30, invece, sempre in diretta sulla pagina Facebook del Comune, verrà trattata la vicenda delle sorelle Adriana e Tatiana Bucci, sopravvissute all’internamento ad Auschwitz all’età di 4 e 6 anni. Verranno letti e recitati alcuni passaggi del libro che le riguarda “La stella di Andra e Tati” (autriceìi Alessandra Viola, Rosalba Vitellaro, casa editrice De Agostini) a cura della compagnia Duse con la presenza delle piccole Lucrezia e Penelope.
Federica Lucchini
Federica Toti
Gli incontri saranno in diretta, visibili anche da chi non possiede un account Facebook, collegandosi al link https://www.facebook.com/Comune-di-Besozzo-218222164966759/ e rimarranno caricati sulla pagina facebook del Comune e consultabili in qualsiasi momento successivo.