STORICI DUALISMI 15
ERCOLE BALDINI/JAQUES ANQUETIL
di felice magnani
Due cronomen straordinari, figli di un’epoca in cui il ciclismo, negli anni 50/60, dominava la scena con la sua naturale capacità di entrare nel cuore della gente per tentare di ricucire una speranza, con la voglia di dimostrare che la vita è bella, in particolare quando si posa sulle ali di una fantasia che corre tra montagne, pianure, laghi, mari e le colline di un paese stupendo come l’Italia. Il ciclismo come sempre emoziona, rincuora, rilancia, fa sognare, produce immedesimazione, fa capire come la bellezza dipenda da come la sappiamo vivere, da come la sappiamo trasmettere, aprendo le porte di una libertà che corre parallela alle due ruote. Una libertà che accarezza il viso, che ronza dentro e fuori per far capire che non c’è nulla di impossibile quando l’animo umano prende il sopravvento sulle frivole incertezze della vita. Sotto l’egida di un imperatore unico per la sua forza e la sua eleganza come Fausto Coppi, prendono forma due campioni unici, capaci di proporre un nuovo modello di entusiasmo, correlato di passione umana e sportiva. Si prendono la scena e la distribuiscono con l’energia e l’eleganza di chi ha scoperto che la bici è una perfetta sintonia di ancoraggi e rinascite scanditi dallo stile e dall’eleganza di chi si fa attore e interprete di qualcosa che piace immensamente a quel pubblico che si assiepa lungo le strade per respirare il sapore di una fatica che si trasforma in storia e poesia. Ogni pedalata diventa così misura di un verso, ogni impennata una chiusa in rima, ogni acuto espressione di una cadenza che si dispone a cogliere uno sfrenato legame d’amore tra serietà e fatica, fede e passione. Dal ciclismo emerge così il senso di una fede sincera e diretta nella condizione umana. Jaques Anquetil è il corridore francese che esalta fino al parossismo l’unione tra la bici e lo stile, la raffinatezza e l’eleganza, è l’atleta che regala l’esatta compostezza di chi produce fatica, sudore e bellezza senza mai scomporsi. E’ il campione leggero, potente, compatto, nato per esaltare la sobria raffinatezza di quel mezzo che incontra il cuore popolare della gente. Jaques è il professionista che vive con passionale perseveranza la storia di uno sport, il ciclismo, che si lega intimamente all’ironia della vita, al suo innato desiderio di regalare un sorriso. Amato dai tifosi, dagli appassionati e dalle donne per i suoi occhi azzurri e i suoi capelli biondi, è l’atleta che celebra trionfalmente sulla strada la capacità di uscire dall’incontinenza di una vita senza sapore, lasciata spesso allo sbando di una quotidianità senza meta, dove spesso la ricchezza diventa povertà di spirito e di verità. Sulla sua strada spunta anche un giovane forlivese forte e coraggioso, una macchina forgiata per demolire il tempo. Ercole Baldini arriva sulla scena come un ciclone e s’impone subito per la gagliarda forza e compostezza di un fisico che si compatta per divorare l’asfalto. Baldini diventa anche lui un numero uno, un atleta forgiato per battere il tempo in un ciclismo di grandi nomi, di atleti che fanno parlare dell’arte non convenzionale della fatica sorridente di un ciclismo, nato per entrare nell’intimità di un popolo che ama vivere in profondità gli sguardi, le storie e le vite dei suoi amatissimi campioni. Carriere diverse quelle di Jaques e di Ercole, obiettivi diversi, ma figlie di una classe e di una determinazione che hanno riscontri rarissimi. Si sfidano in corse dove il sudore della fronte si tinge di compostezza regale. Due atleti straordinari, capaci di togliere il respiro e di restituirlo più puro di prima, capaci di pedalare per ore senza scomporsi, lasciando al mondo dell’arte il gusto di incarnarsi in una sorta di divino pragmatismo. Jaques ed Ercole atleti diversi nel carattere, nella vita, impregnati di quel sano nazionalismo che stuzzica, dotati di una dedizione grandissima, figli di una natura che spesso regala conferme di lunga durata, che si vorrebbe non finissero mai. Tantissime le vittorie, classiche e giri. Hanno infiammato le platee di tutto il mondo con il loro stile, il loro impegno, la loro eleganza, dimostrando che lo sport cambia l’umore del mondo, restituisce fiducia e regala attimi di libertà svincolata dai condizionamenti di una società vittima di malsane ideologie e inconcludenti nostalgie. Hanno dominato il ciclismo post bellico con i loro acuti, la loro fermezza, con la volontà di gettare sul campo quello che madre natura aveva loro elargito con grande generosità. Nelle cronometro erano insuperabili. Anquetil ha dominato la scena con l’impressionante continuità delle sue vittorie: cinque Tour de France, due Giri d’Italia, una Vuelta a Espana, Giro e Tour nello stesso anno, Vuelta e Tour nello stesso anno e poi nove volte il Gran Premio della Nazioni, un vero e proprio Campionato Mondiale a cronometro e poi ancora le classiche, come la Gand – Welwelgem nel 64, quindi la Liegi –Bastogne – Liegi, il Giro del Delfinato, la Bordeaux – Parigi e tantissime altre corse in Francia e in Europa. Baldini ha sfoderato la sua straordinaria classe negli anni dal 57 al 64, mettendo nel suo carnet vittorie sfolgoranti come il Record dell’Ora, un Gran Premio delle Nazioni, un Campionato italiano su pista, due Campionati italiani su strada, un Campionato del mondo su pista, un Campionato Mondiale su strada, un titolo Olimpico in linea e un Giro d’Italia. Nel 2016 è stato inserito nella Hall Of Fame del Giro d’Italia. Si sono spesso trovati contro e in alcuni casi hanno corso in coppia, onorando la storica bellezza di un ciclismo che vola contro il tempo per definire meglio la sua capacità di esaltare le doti migliori di una professione. Maestri di stile, raffinatezza ed eleganza, Jaques ed Ercole hanno regalato un sogno a un’Europa alla ricerca di un’identità. E’ anche grazie al ciclismo e ai suoi campioni che il professionismo ha incontrato la sua strada, rinnovando la sua fede profonda nella voglia di riscatto degli esseri umani.
Due video da Internet