Il 13 novembre 1943 don Folli era venuto a sapere che, poco lontano, sul Monte San Martino in piena Valcuvia, i nazifascisti avrebbero attaccato il colonnello Carlo Croce e la sua formazione badogliana. Non fece in tempo a trasmettere la notizia ma si impegnò la notte del 16 novembre, a battaglia conclusa, a far passare dal valico di Ponte Tresa il gruppetto di una quarantina di superstiti, Croce in testa, ospitando poi nella sua abitazione don Mario Limonta del Pontificio Istituto Missioni Estere, cappellano della banda partigiana.
I segnali a quel punto per il nemico c’erano tutti. Don Folli doveva essere catturato. Messo fuori gioco al più presto.
È il 3 dicembre quando militi della GNR e della XVI Brigata Nera con tedeschi della Guardia di Frontiera irrompono in Canonica, arrestano il parroco, lo legano all’inferriata dell’asilo di Santa Liberata e gli infliggono una durissima punizione. Sputato, oltraggiato, percosso a sangue. La casa saccheggiata. I fascisti vogliono che confessi i nomi dei “corrieri” e dei collaboratori dei passaggi in Svizzera.
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Don Folli l’undicesimo Parroco di Carnisio-Caldana . Dal Cronico
L’undicesimo parroco fu il Sac. Piero Folli che venne in parrocchia nel gennaio 1915 Poco dopo, al 27 gennaio 1915, IV Visita Pastorale del Card. Ferrari, con relativa amministrazione della S. Cresima. Durante il parroco Folli non si fece nessuna innovazione e alcun lavoro in chiesa; nei primi anni si era in piena guerra europea
con conseguente scarsità di mezzi disponibili, negli anni susseguenti il Parroco aveva altro a che attendere. Durante la guerra D. Folli impiantò una stabilimento nel quale si riparavano e si accomodavano divise militari ritornate dal fronte di guerra.
Terminata la guerra, lo stabilimento continuò, cambiando articoli di lavorazione; si lavorava in biancheria da donna. Direttore responsabile e proprietario il Parroco.
Anche Carnisio sentì i disastri della guerra europea : ben venti furono i giovani che lasciarono la vita sul campo di battaglia o all’ospedale o subito dopo per conseguenza degli strapazzi sopportati; alcuni furono prigionieri in Austria; come negli altri paesi durante la guerra, veniva aperto lo spaccio comunale in Trevisago per la distribuzione a tessera dei viveri. Poco prima del termine della guerra anche a Carnisio scoppiò la cosiddetta – spagnola – malattia terribile non ben definita e definibile nella sua diagnosi e che prendeva aspetti molto diversi nelle singole persone colpite. Ammalati, anche gravi, ve ne furono tanti; la morte però colpì un’unica parrocchiana, ma giovane.
Terminata la guerra e riaperti i passi per l’estero, Carnisio subito ne approfittò, e specie in Francia nei paesi distrutti o devastati per la guerra, il lavoro fu quanto mai abbondante e molto remunerativo. In tali anni il danaro correva abbondante, e quanto più era abbondante, lo si spendeva e spandeva senza limiti con conseguente degenerazione fisica e molto più morale. Anche a Carnisio il bolscevismo si fece sentire; erano gli anni dell’infatuazione socialista che aspettava, come in Russia con Lenin, il sol dell’avvenire : conferenze antireligiose, bandiere rosse non mancarono.
Dato però che nella generalità la popolazione era di piccoli possidenti, eccessi rimarchevoli non ve ne furono; e si arrivava in poco sotto il dominio dei vecchi signori del paese.
Ai 12 dicembre 1920 avvenne l’inaugurazione della lapide ai caduti in guerra, posta al vecchio municipio di Trevisago. Alcun tempo dopo inaugurazione del parco della rimembranza al cimitero : ogni pianta simbolo di un caduto in guerra. Nel 1922 anche a Carnisio ha principio il fascismo con olio di ricino e manganello. Il fascismo emanazione di Benito Mussolini, era il contrapposto del bolscevismo che disonorando la patria all’interno, la disonorava all’estero. I pochi primi fascisti, come in tutti gli altri paesi, ricorrevano alla violenza per poter aver vantaggio sulla violenza dei socialisti; poco mancò che anche D. Folli non subisse l’olio di ricino,
perché di idee quanto mai spinte, quale bolscevico bianco. A poco a poco il fascismo prendeva consistenza e diventava padrone assoluto del campo.
Specie negli ultimi anni di permanenza di D. Folli, la popolazione fu quanto mai in agitazione; anche qui solo Dio, che tutto vede e può giudicare, sapeva e sa quanto si diceva e si vociferava in cose quante delicate riguardanti la condotta del sacerdote posto a custodia ed a buon esempio del popolo. La Curia ebbe un gran daffare, ma nulla si poté o meglio nulla si volle positivamente concludere, giacché il demonio e chi segue le sue massime sono molto più avveduti di qualunque inferiore o Superiore.
Alla fine quando Dio volle, D. Folli nel maggio 1923 da Carnisio passò Parroco a Voldomino.
Durante il Parroco Folli si amministrò la S. Cresima anche il 30 gennaio 1921 da S. Ecc. mons. Zucchetti, Arcivescovo. tit. di Trebisonda.
Nel 1923 in gennaio furono tenute le S. Missioni dai P. P. Passionisti. Durante la vacanza della parrocchia fu delegato arcivescovile il Sac. dott. Domenico Bossi che era coadiutore a Carnisio, dopo D. Mario Ruspini. I pochi mesi di vacanza della parrocchia furono mesi ancora quanto mai agitati, giacché dopo la partenza di D. Folli, da parte di un certo numero di parrocchiani, influenti sul resto della popolazione, non si voleva che l’altro sacerdote venisse come Parroco. A tanto giunge l’aberrazione di un popolo quando è stato mal guidato.
Due articoli su Don Folli pubblicati sulla rivista Menta e Rosmarino
donFolli di Federica Lucchini
donFolli di Roberto Ravanelli