– Stanno tornando a risplendere i dipinti dell’abside della chiesa di sant’Imerio, risalenti al XIV secolo grazie al restauro, guidato da Marialuisa Lucini di Vergiate, sotto l’egida della Soprintendenza alle Belle Arti e al Paesaggio. E’ stato un comitato, formatosi appositamente, a dare l’input perché questo intervento fosse eseguito e perché le “pagine” non ancora conosciute della storia di questo prezioso edificio fossero leggibili per tutti. I lavori procedono rapidamente e con soddisfazione giacché nella volta sono emersi un Cristo in mandorla, non fedele all’iconografia tradizionale, avendo i tratti di un uomo anziano, e alcuni particolari degli affreschi che dovevano raffigurare i quattro dottori della chiesa (sant’Ambrogio, sant’Agostino, san Gerolamo e san Gregorio Magno) seduti sugli scranni: nella lunetta di destra è emerso la metà di un viso, in un’altra i panneggi di un abito. L’intervento, che non riguarda la crocifissione sul fondo dell’abside, risalente a fine XV secolo e già restaurata in un precedente intervento, è cominciato con indagini e misurazioni per stabilire il grado di umidità contenuta nel muro ed è proseguito con un discialbo manuale per eliminare gli strati di pitture sopra le parti decorate. Diverse zone sono risultate coperte da strati di calce molto dura: rimossa con impacchi a base di soluzioni acquose e a bisturi, sono emersi lacerti di affreschi e archetti dalle cuspidi gotiche. E’ stata dedicata attenzione alle finte nicchie che contenevano figure di santi, ora non identificabili. In questi giorni i lavori sono rivolti alla pulizia dei costoloni rappresentati da una decorazione fitoforme ripetitiva. La parete di sinistra, di cui non è iniziata la pulitura, presenta molte infiltrazioni di acqua. L’intervento complessivo, sovrinteso dall’ing. Italo Tavolaro, “prevede anche attenzione allo zoccolo inferiore, sia per eliminare i problemi causati dall’umidità, sia per recuperare le pellicola pittorica e la decorazione originaria, attualmente coperta”, afferma la restauratrice. “Siamo molto soddisfatti dei lavori – afferma Lucio Mattaini che presiede il comitato – perché stanno permettendo la scoperta di particolari di cui prima non si conosceva l’esistenza”. L’intervento è finanziato dalla Ubi Banca, dalla Banca di Busto Garolfo e Buguggiate e dalla Fondazione del Varesotto.
Federica Lucchini
Le foto, prese da facebook, sono di Giuseppe Terziroli