MARCO PANTANI: SONO PASSATI VENT’ANNI DALLA SUA MORTE, MA IL SUO RICORDO E’ PIU’ CHE MAI VIVO NEL CUORE DI QUEGLI SPORTIVI AMANTI DEL CICLISMO CHE SONO STATI RAPITI DAL SUO MODO SPLENDIDO DI AFFRONTARE LE SALITE E DI REGALARE MOMENTI DI STRAORDINARIA PASSIONE. GRAZIE MARCO!
di felice magnani
Sono passati vent’anni e non sembra vero, non sembra vero che Marco Pantani non ci sia più, non sia più lì, in corsa, a inventarsi eroiche imprese con quella sua naturalissima e umanissima voglia di mettere la propria firma sulle salite più belle del nostro paese, lui che aveva ricevuto il dono unico di saper tirar fuori la voglia d’amare degl’italiani, di tutti gl’italiani, non solo degli amanti del ciclismo, ma soprattutto di tutti coloro che aspettavano le sue imprese per riscattare una vita difficile, a tratti drammatica, disseminata di malattie e frustrazioni che rendono complessa l’ultima parte della vita, quella che si lega a un’idea, a un sogno, a una voce, a un’immagine, a un modo di essere, quella che ha un bisogno fisico d’immedesimazione, quella che vive anche della felicità degli altri e per tutte quelle cose belle che sanno muovere l’animo umano verso fonti di gioia mai assaporate prima. Marco è stato proprio questo, un grandissimo motivatore di uomini e donne che avevano bisogno di continuare a sperare, di continuare a credere che la vita fosse un bellissimo sogno da condividere con chi aveva la forza e il coraggio di farla amare. E’ con Marco Pantani che il ciclismo ha ritrovato la sua salita, la sua voglia di vincere, di regalare un sorriso, di dimostrare che si può amare anche con lo sport, trasferendo negli altri la propria voglia di lottare e di combattere, di credere nella vittoria come fonte di voglia di vivere. Con Pantani anche gli angoli più grigi dell’esistenza lasciavano il posto a una luce capace di riscaldare, di ricreare, di mettere nuova linfa nel cuore dell’uomo spesso privato della sua naturale capacità di sorridere. Incredibile il suo modo di correre, il suo stile, la sua capacità di riscatto, l’eleganza sottile e aristocratica delle sue impennate, del suo modo unico di distribuire leggerezza, forza e intelligenza, la capacità di vivere quei talenti sportivi che madre natura gli aveva riservato perché potesse dimostrare l’esilarante bellezza di uno sport, il ciclismo, capace di regalare pennellate di vero patriottismo sportivo. Vent’anni di lontananza sono tanti, ma la sua immagine è sempre viva, la sua pedalata torna a illuminare il mondo sportivo ogni volta che spuntano il Giro d’Italia o il Tour de France, ogni volta che le Dolomiti fanno la loro apparizione, ogni volta che lo spirito va alla ricerca del suo campione, del suo eroe, di quel ciclista capace di colorare di bellezza il mondo della bici. Pantani è stato un campione unico, difficile da dimenticare!
Da Internet