DOPO OTTOCENTO ANNI DI STORIA IL CANTICO DI FRATE SOLE DI FRANCESCO D’ASSISI RINNOVA IN TUTTA LA SUA POTENTE SPIRITUALITA’ LA BELLEZZA DELLA CREAZIONE, LA GIOIA DI UN SANTO CHE HA SAPUTO LODARE DIO METTENDO AL CENTRO LA FORZA TAUMATURGICA DELLA PACE E DEL PERDONO
di Felice Magnani
Sono passati ottocento anni da quando il Cantico di Frate Sole ha fatto la sua comparsa, come primo testo letterario scritto in volgare italiano, grazie a Francesco d’Assisi, il santo che ha saputo trasformare l’amore per il creato in qualcosa di molto più grande di una semplice espressione salmica, unendo in perfetta letizia la forza ascetica di un sognante misticismo contemplativo, alla generosa intraprendenza di un Dio che apre all’umanità le porte di una rinnovata rinascita morale. Cosa rimane oggi di quella meravigliosa poesia in lingua volgare? Certamente la lingua come massima espressione di una fondamentale parentesi della storia del nostro passato, armoniosamente diviso e saggiamente posizionato tra note e intonazioni che alternano, sulla base di una ben esperita sapienza musicale, lingua latina e dialetto umbro, una sorta di miracolo espressivo che unisce la vocazione letteraria di un paese in cui i sentieri della poesia e quelli della preghiera uniscono a tratti armoniosamente i loro percorsi per rafforzare l’approccio musicale di una cultura italiana che tende a esprimere una forte esigenza di perfezionismo. Il Cantico di Frate Sole detto anche Laudes Creaturarum, Lodi delle Creature, mantiene intatta la sua espressività letteraria, la bellezza di un atto divino che esalta in tutta la sua pienezza creativa la fertile generosità di un mistero che si apre di volta in volta, esibendo la sottile leggerezza di una lingua che esprime al massimo livello la signorilità di un Dio che richiama l’uomo ad allargare il proprio sguardo sulla feconda religiosità di una natura che non smette mai di stupire. Tra preghiera e poesia il cantico di Frate Sole, composto a san Damiano tra il 1224 e il 1225, poco tempo prima della morte, avvenuta nel 1226, rappresenta un momento di fondamentale rinascita nella vita del santo di Assisi, un respiro improvviso di nuova umanità e nuova consapevolezza. Dopo momenti di forte sofferenza, Francesco osserva la creazione mosso da un stupore nuovo, regalando al nascente orientamento letterario italiano la possibilità di esplorare più a fondo la bellezza che la generosità di un Dio ha voluto distribuire all’umanità, per sollecitare quella vocazione rasserenante che anima da sempre la natura umana.