Il prossimo 1 luglio è il giorno del tuo compleanno.
“Vogliamo continuare ad esserti pubblicamente riconoscenti anche per quello che hai fatto per il nostro giornale: il tuo entusiasmo è stato il nostro motore e il tuo impegno la nostra forza. Grazie presidente!”.
Auguri Sandro
Da parte del direttore Alberto Palazzi un ricordo affettuoso di Sandro.
Nonostante la fatale inflazione di benintenzionata retorica che induce a parlar bene di chi se ne è andato per sempre, ebbene, trascorsi ormai dieci anni, io non ricordo che una morte abbia suscitato in paese tanta accorata partecipazione.
Come la notizia andava diffondendosi, uomini e donne si fermavano impietriti e il commento era unanime: “era proprio bravo, sempre pronto ad aiutare..”, “ce n’erano pochi disponibili come lui….”, “ha fatto tanto bene a quei poveri ragazzi della Sacra Famiglia …”.
Ma la cosa meravigliosa è che ad accendere questi sentimenti profondi non è stato un grande gesto o un’impresa eccezionale, ma l’umile, semplice, puro, disinteressato, quotidiano altruismo di un uomo.
Intendiamoci: l’Alessandro possedeva molte altre virtù, e può anche darsi che queste virtù abbiano avuto praticamente anche maggior rilievo. Ma la gente ha visto in lui soprattutto, se non esclusivamente, l’incarnazione più felice e soave della “carità”.
Siamo sinceri: che cosa normalmente tocca più il cuore della gente? La risposta è purtroppo desolante: la potenza, i soldi, la bellezza fisica, l’abilità nel dare pedate a un pallone, la bella voce…. , nella migliore delle ipotesi la capacità di fare bene il proprio lavoro.
Ebbene, senza volerlo, il nostro Sandro ha fatto diventare significativo ciò che di solito viene considerata qualità secondaria, è riuscito a far diventare importante la semplicità, l’umiltà, la disponibilità…
Perché in questo Sandro era unico: “Ditemi quello che devo fare e io lo faccio!” – era una sua frase ricorrente.
Per concludere mi sia concesso fare almeno menzione al suo impegno quotidiano (da volontario!) all’Istituto Sacra Famiglia (otto ore al giorno, tutti i giorni, per tanti anni) Quando ne parlava, con il suo linguaggio semplice, cercava di spiegare quanto la presenza dei disabili fosse diventata per lui una ragione di vita: “L’è tropp dificil de spiegaa par mì, ma l’è inscì” – diceva. (A.P.)
La vita di Sandro Brunella capolavoro di altruismo
Esistono persone che, con l’altruismo e la semplicità, sanno trasformare la loro vita in un capolavoro. Sandro Brunella, scomparso nell’aprile del 2010, era una di queste. La sua memoria, molto viva nella comunità, ha fatto sì che l’amministrazione comunale, mercoledì 1° maggio alle ore 17, gli intitolerà la sala della biblioteca di via Motto dei Grilli. Nell’occasione, organizzato dall’associazione “Menta e Rosmarino” che lui presiedeva, si terrà un dibattito pubblico sul tema “Problematiche e opportunità nel futuro dei piccoli comuni” con la partecipazione di alcuni sindaci del territorio, insieme ad altri esponenti delle amministrazioni locali, moderato dal giornalista Marco Giovannelli. Sono passati quasi 10 anni dalla sua morte, eppure l’esempio di questo volontario a tutto tondo continua ad essere citato perché nella sua dedizione al prossimo era unico. Eppure, era lui che ringraziava gli altri per offrirgli quella ricchezza interiore che lo appagava. Dopo la pensione, non concepiva l’idea di essere inattivo: e allora la scelta di mettersi fuori del Centro Commerciale per aiutare le persone anziane a portare le borse. Fino ad entrare a pieno ritmo (8 ore al giorno) al servizio dell’Istituto Sacra Famiglia. Con il suo linguaggio semplice e con una espressione degli occhi che diceva tutto spiegava quanto la presenza dei diversamente abili fosse diventata una ragione di vita per lui: “L’è trop dificil de spiegà par mì, ma l’é inscì!”, ripeteva. “Li ha aiutati a crescere dando loro l’impressione che stessero crescendo da soli”, ricorda un’educatrice. “Ditemi quello che devo fare e io lo faccio”, era la frase che era solito ripetere: dal piantare un chiodo al pompare le gomme, dall’imboccare i ragazzi ad accompagnarli a passeggiare, dall’andare in perlustrazione nel posto in cui dovevano essere accolti all’essere sempre vigile. Fino ad accompagnarli dal Papa, lui che non era credente: “Dove sono loro, vado anch’io”, aveva detto quando gli era stato fatto notare. E’ stato uno dei fondatori della Squadra Volontari Antincendio e Protezione Civile di Cocquio, trasmettendo a tanti giovani la passione per il Campo dei Fiori che conosceva profondamente. Ma la sua peculiarità era esserci dove c’era bisogno. Sul Sandro tutti potevano contarci. Un no non sarebbe mai arrivato. C’è un episodio che merita di essere ricordato e che è significativo di quanto abbia inciso nella comunità di Cocquio: il giorno che si è diffusa la notizia del suo decesso, si sapeva che non ci sarebbe stato nessun rito, come suo desiderio (le sue ceneri furono disperse sul Sasso del Ferro a Laveno): tanta gente cominciò ad andare in chiesa e la recita del rosario fu un momento lungo, perché appena terminata una se ne cominciava un’altra. Tutti coloro che avevano capito e beneficiato della sua presenza, volevano sentirsi uniti nel testimoniare la gratitudine.
Federica Lucchini
1 maggio 2019 – Intitolazione della sala polifunzionale comunale a Sandro Brunella