Se ci fosse qui lui, sarebbe senz’altro felice per questa iniziativa; di quella gioia profonda che difficilmente riuscirebbe a nascondere la sua modestia. Con ironia sottile, direbbe qualche battuta scherzosa e cercherebbe di ridimensionare questo evento che riporta alla luce il suo percorso artistico, valorizzato in luoghi molto significativi. A trentaquattro anni dalla morte del pittore Alfio Paolo Graziani, uno dei più qualificati esponenti del Novecento italiano, vissuto dal secondo dopoguerra a Gavirate, sabato 24 gennaio verrà inaugurata una mostra itinerante delle sue opere che avrà come scenografia tre luoghi significativi di Gemonio e di Cocquio Trevisago. Dapprima la nuova galleria Almiarte di Miriam Magnani Stella, accanto alla chiesa di san Pietro, dove verranno esposte le nature morte e le composizioni floreali (disponibili all’acquisto) di cui Graziani era celebre. Basti ricordare che il critico Ugo Ojetti l’aveva definito “principe dei fiori”, riferendosi alla sua signorilità e alla sua capacità di rendere vive le bellezze floreali. La mostra poi proseguirà presso il museo Bodini di Gemonio dove troveranno collocazione le tele figurative, per terminare al museo Salvini a Cocquio Trevisago dove saranno presenti i quadri storici. E’ una iniziativa voluta, accanto alla monografia, da Miriam Magnani e dall’erede intellettuale, Luigi Roberto Barion, supportati dalla Carte del Fondo Alfio Paolo Graziani, di proprietà del Centro Studi e Documentazione per la Valcuvia e l’Alto Varesotto Giancarlo Peregalli. L’iniziativa ha il valore di far conoscere la figura dell’artista nei momenti salienti della sua attività, iniziata all’Accademia Cignaroli di Verona (era nato in provincia di Mantova), per proseguire a Brera. Il suo fu un curriculum di prim’ordine, accompagnato da critiche autorevoli e dalla partecipazione a mostre d’importanza internazionale, fra cui ben quattro Biennali di Venezia consecutive. Dopo la guerra, a cui aveva partecipato, sfamando donne e bambini della Slovenia e della Croazia e salvando molti ebrei, giunse a Gavirate e la sua pittura si aprì alla speranza, alla solarità, continuando a frequentare artisti come Leo Spaventa Filippi, Oreste Quattrini, Gianfilippo Usellini ed altri, in incontri festosi e proficui, che ben ricorda il critico Ginetto Piatti. A Gavirate il pittore a la moglie Maria erano conosciuti anche per la loro generosità, mai palesata, ma sempre presente.
La mostra resterà aperta fino al 22 febbraio: nello studio Almiarte da mercoledì alla domenica dalle ore 10,30 alle 12,30 e dalle 15,30 alle 19. Presso il museo Bodini e Salvini il sabato e la domenica dalle 10,30 alle 12,30 e dalle 15,30 alle 18,30. Federica Lucchini