Riceviamo e pubblichiamo
Sabato 18 febbraio a Besozzo (Va), nell’impalpabile magia sospesa tra colline e strade accompagnate dalle nebbie dei laghi, si è vissuta una giornata dedicata alla coralità.
L’evento, intitolato “Come note di trovieri: raccontare in coro” organizzato dal coro Anemone (Ispra), coro Fiocco di neve (Ispra) ed il gruppo corale A.N.A Arnica (Laveno-Mombello) con la partecipazione del coro La Rocca (Arona) e il coro Anemos (Samarate), è stato ideato per valorizzare l’opera del maestro Marco Maiero, compositore friulano di Tricesimo (Ud) che insieme al “Vôs de mont”, raro esempio di coro d’autore che dirige fin dalla fondazione avvenuta nel 1979, propone un repertorio originale offrendo nei suoi concerti intensi e molto coinvolgenti momenti di musica e poesia.
In mattinata più di un centinaio di cantori e appassionati ha seguito un convegno presso il teatro Duse. Nel corso dei lavori il maestro Maiero, prima di esporre e approfondire riflessioni sulla sua produzione, ha richiamato l’attenzione dei presenti sulla storia della coralità di origine popolare che ha costituito e costituisce il suo mondo di appartenza, il mondo che lo ha da sempre ispirato.
In estrema sintesi potremmo dire che il maestro tricesimano ha esortato direttori e cantori a reinventare la proposta corale riappropriandosi della poesia e del ruolo di autentici testimoni del presente, protagonisti della cultura pop che, definita così, (parole sue) può proprio ritenersi al passo coi tempi.
Vestire i panni di trovieri e di menestrello può riqualificare la coralità come entità indispensabile della scena musicale nell’interesse di una ricaduta di spessore culturale elevato a favore della collettività.
Oggi più che mai, nella visione del maestro di tricesimo, per moltissimi motivi i cori hanno consciamente o inconsciamente abbandonato l’autenticità identificante favorendo la ricerca di ruoli che molto spesso sono mutuati da culture che non appartengono loro.
È assolutamente positivo e indispensabile l’obiettivo della crescita nell’ambito della tecnica vocale e l’ampliamento della varietà dei repertori ma sicuramente non deve essere pagato, come spesso avviene, con l’abbandono della poesia.
Assistiamo infatti, sempre secondo Maiero, alla produzione di un significativo numero di composizioni che rivolgono il loro interesse solo all’arditezza del messaggio musicale ma snobbano il testo, relegandolo a un elemento irrilevante.
I canti composti dal maestro, sono stati al centro di un percorso analitico della fase finale della mattinata. Con l’aiuto della maestra Angela Villa al pianoforte, in un affascinante ritmo di poesia raccontata, vissuta e cantata, abbiamo potuto assaporare la potente efficacia del linguaggio del compositore friulano e la sua assoluta autenticità poetica.
Nel pomeriggio presso l’oratorio Ca’ Marchetta si sono svolti i laboratori con i singoli cori che hanno potuto, in un’atmosfera di aperta e cordiale collaborazione, confrontare le loro esecuzioni con le esigenze e i suggerimenti esecutivi proposti dal maestro Maiero.
Sono state quasi cinque ore di intensissimo lavoro propedeutico non solo ad un futuro più o meno imminente ma anche al concerto serale finale che si è tenuto nella chiesa di Sant’Alessandro sempre a Besozzo.
Il concerto che ha visto la presenza di un pubblico numerosissimo è stato organizzato anche in favore dell’Associazione Adiuvare a cui è stata devoluta la raccolta delle offerte.
Nel corso della serata, presentata da Maurizia Punginelli, si sono succeduti i cori organizzatori che con i loro canti hanno entusiasmato i presenti.
Il momento più coinvolgente dal punto di vista emotivo è stato sicuramente il canto finale a cori riuniti. È stato infatti presentato il canto Fiabe di Marco Maiero con la direzione del maestro stesso.
Possiamo sicuramente affermare che la giornata, vissuta in un clima di affettuosa umanità, ha fatto conoscere e intravvedere, attraverso l’opera di Maiero e le esecuzioni dei cori, quanto vicino è il tempo della poesia tanto che basterebbe un battito di cuore in più per raggiungerlo e non abbandonarlo mai più.