Vivere il momento in cui Romano Oldrini, bibliofilo, presidente del Premio Chiara, riceve un libro antiquario tramite un corriere, significa assistere a un rito durante il quale si assapora e si comprende cosa è il piacere di possedere i libri desiderati. Per ammirarlo, lui non strappa immediatamente la carta d’imballo. Pregusta il momento adagiando il pacco in un angolo e continuando nella sua attività di medico a riposo. Poi, quando tutto è terminato, lo prende con delicatezza e lo “annusa”. “Sì, i libri vanno annusati”, afferma. Con uno sguardo sornione, perché sa già quale libro avrà davanti agli occhi, apre il pacco e ammira. Quel gioiello letterario che ha tra le mani e che lui ha ricercato come un segugio nelle librerie antiquarie, verrà conservato in due locali, piccoli, essenziali -la sua biblioteca- dove per lui il tempo non esiste più, tanto è il piacere di immergersi nella lettura e vivere tra i libri. Prima di essere messo assieme ai suoi compagni di “collana”, dovrà essere sottoposto a un “rito di iniziazione”: ricevere cioè l’imprimatur, un ex libris raffigurato con due cerchi concentrici che svelano l’identità del nuovo proprietario” Romanus Oldrini, bibliophylus atque cerusicus”. Si racconta che un faraone avesse scritto sull’ingresso della sua biblioteca “farmacia dell’anima” a sottolineare quanto i libri siano stille di vitalità per la mente e lo spirito. L’espressione ben si confà alla biblioteca speciale di Romano: due locali, posti in un luogo appartato di Gavirate che hanno il fascino del “buen retiro”. Lungo le pareti le librerie aperte, in legno chiaro, interamente riempite di libri rari, la maggior parte dei quali prime edizioni. Le collane, raccolte in decenni in librerie antiquarie, equivalgono a un excursus nella storia dell’editoria italiana del secolo scorso. Di recente, c’è solo la raccolta completa dei Meridiani Mondadori che occupano tre file in due scaffali, in attesa delle novità che verranno pubblicate. Ha messo vent’anni per completare una prestigiosa collana di classici edita nel Settecento della casa editrice Tommaso Masi di Livorno. “Quando la scoprii a Milano da librai antiquari, mi innamorai a prima vista della struttura libraria di questa edizione, in ottavo, piccola, con incisioni di rame”. L’ha donata alla biblioteca di Gavirate, chiedendo di mantenere il criterio di compattezza, nel solco della sua vita di collezionista e per riservare alla collana un futuro di rispetto. Questa iniziativa ha dato inizio a una sezione storica creata in un luogo apposito della biblioteca con l’augurio, aggiunge, “che ci siano altre trasfusioni per darle sempre vigore”. Un’altra trasfusione l’ha effettuata lui con la donazione di 65 opere di Mura (1892 – 1940) vissuta a Gavirate, di cui lui possiede tutti i romanzi, ad eccezione di 4. Tra essi, molte prime edizioni. La biblioteca di Gavirate è divenuta così maggiormente un polo di riferimento in tutta Italia per gli studiosi di questa prolifica scrittrice. E non ha dimenticate nemmeno nella sua donazione “chicche” di Giuseppe Scalarini, il caricaturista dell’”Avanti!”, quotidiano socialista, vissuto a Gavirate, e di Guido Morselli. Quando si è appagati, si sente il bisogno di elargire perché gli altri possano godere delle medesime gioie.
Federica Lucchini
Video di repertorio
L’intervento di Romano Oldrini alla presentazione del libro “Romano, siedi qui e … raccontami!”