“Il mio è un lavoro splendido. Rivivrei tutti i sessantaquattro anni che mi hanno visto a contatto con i libri e con una clientela particolare”: Roberto Canesi, 84 anni, titolare dell’omonima libreria antiquaria, è una figura che vive la cultura varesina apparentemente a latere. In realtà, ha sempre avuto il polso della situazione, grazie alle sue frequentazioni ad alto livello. Entrare nel suo negozio significa innanzitutto essere accolti da un sorriso invitante, non di maniera, ma di intesa tra appassionati di libri. Da quando è giunto a Varese nel 1984 è stato “genius loci” di quattro sedi differenti: dapprima in piazza “Ragazzi del ‘99”, successivamente in piazza San Lorenzo, Giovane Italia e, infine, ora che in pensione, in via Walder, dove continua l’attività con la libreria online. Un itinerario particolare all’insegna del cenacolo che ha costruito attorno. Ecco che, accanto al sorriso, c’è il piacere dell’incontro. Andare da Canesi è significato in tanti anni conoscere la cultura che conta, che passava da lui per il piacere di stare assieme. Quando è giunto nella nostra città, aveva già un bagaglio di esperienza considerevole. La sua storia è interessante: nato a Caselle Landi, allora in provincia di Pavia, ora di Lodi, da una famiglia di agrari, fin da bambino amava collezionare libri, come un suo bisnonno. Poi gli studi da geometra. “Un geometra ch’el fa il librè”, fu l’amaro commento del padre, che, però, non gli negò i finanziamenti per aprire la libreria antiquaria che si trovava in una città prestigiosa per la cultura. E’ interessante la storia di Canesi: lo dobbiamo immaginare coinvolto nel fornire libri ai vari Istituti universitari di Pavia, e soprattutto nel vivere amicizie che sono durate una vita. “Eravamo quasi fratelli, io il professore Angelo Stella, Docente di Storia della Lingua Italiana, all’Università di Pavia, nativo di Travedona Monate, e sua moglie Anna Maria, direttrice della Biblioteca Universitaria, recentemente scomparsi entrambi. Ricordo un particolare: avevo un cliente, allora iscritto al MSI, che parlava come un perfetto fascista. Stella volle conoscerlo, in quanto studioso dei linguaggi, con lui aveva modo di approfondire un aspetto poco conosciuto. Canesi non dimentica Dante Isella, direttore dell’Istituto di Dialettologia, come Maria Corti, filologa e critica letteraria, che invitò il presidente degli scrittori russi nella sua libreria. Quando Canesi arrivò a Varese -la moglie Mariangela Bernasconi è di Cantello- subito instaurò rapporti con Piero Chiara di cui conserva libri rari con dedica. E nel suo luogo dell’anima, sfilò tutta la cultura varesina. Acquistare un libro, diventava un pretesto: erano vitali i rapporti. Parla con entusiasmo della rassegna “Amor di libro”, voluta da Comune negli anni Novanta, e che lui visse nei più profondi palpiti: “Si vedeva la sua cultura varesina vivere con presenze significative –continua- Ricordo il pienone quando giunse Sgarbi. Ora, purtroppo i giovani non si avvicinano ai libri”. Tutti i giorni, arriva puntuale nella sua libreria. Da anni lavora in collaborazione con la famiglia Bosina e coltiva una passione. Naturalmente libraria: collezionare le prime edizioni della letteratura del Novecento. Ne ha cinquecento. E aggiunge una curiosità: “Il libro che ho più venduto è “La storia di Varese”, del prof. Luigi Ambrosoli”, che, naturalmente era suo amico.
Federica Lucchini