Ritrovare la cultura non è facile, richiede un abbandono, una trasformazione, anche solo l’idea che per rinascere bisogna allontanarsi e poi ritornare, magari con la mente sgombra, ripulita, riposata, pronta a riconquistare, plasmare, raggomitolare, commentare, riallacciando di nuovo, come se il passato fosse sempre presente e il futuro un’idea da costruire. Avvicinarsi alla cultura significa iniziare a respirarne il profumo, l’aroma, lasciarsi invitare da quelle voci che si prodigano intorno a noi per alimentarla, farla vivere, amare. E’ come ricominciare daccapo, con la predisposizione d’animo del veggente che si prodiga a ricordare, a indicare, senza mai vaticinare, rimanendo in una forma e in una sostanza in cui la verità si amalgama di nuovo sempre, sospinta in avanti dalla forza trainante di uno spirito che riconquista la sua dimensione, la sua condizione, uscendo dalle paludi di un tecnicismo esasperato che annulla la voglia di pensare, rianimare, guardare in profondità, dove la brezza diventa leggera e si contorna di nuove arie, di nuove sensazioni, di nuovi approdi in cui sedimentare la forza persuasiva di un essere spogliato troppo in fretta della sua natura interlocutoria.
Ritrovare la cultura significa entrare nello spirito della vita con un animo rinnovato, pronti per una nuova catarsi, per riannodare vincoli e prospettive con quel mondo straordinario che non ha prezzo, che si consola di umanità e di idee, che non tradisce e non disonora, che riapre il cuore alle voci profonde, quelle che escono allo scoperto nei momenti impensati, quando il mondo sembra crollare e tu capisci che ci sei, sei ancora lì pronto a rispondere alle sfide della vita, alle provocazioni, perché la cultura è una culla che coccola sempre, che non rifiuta mai nessuno, ma che pretende tanta umiltà, tanta voglia di vivere, prosperare, capire, osservare, sentire con la musicalità di un verso, con quello ovattato di una nota, di un gorgheggio, di una canzone, di qualcosa che parta da dentro, che si faccia strada tra speranze mal riposte e illusioni coltivate troppo a lungo. La cultura non illude, fa conoscere, impone visioni vere e sincere, costringe a guardarsi dentro per osservare più in profondità la verità che abbiamo di fronte. Chi ama la cultura ama la vita nella sua compiuta identità, la fa vibrare in ogni suo spazio, nella sua sottile tenerezza e nella sua dirompente attualità. Quando capita di incontrare la cultura devi fermarti e ringraziarla, aiutarla, proteggerla, devi farle capire che ci sei anche tu, pronto a soddisfare, ad aiutare, a riportare in luce, a gettare nuovi ponti e nuove idee, là dove varie forme di solitudine esistenziale costringono l’uomo a una recidiva prigionia umana e morale. Quando entri nel cuore della cultura non puoi fare a meno di amarla, di sentirla anche un po’ tua, amica e amante di momenti ridondanti, in cui le parti si confrontano e si ricompongono e la vita torna a pulsare di nuove verità e di nuove incongruenze, ma sempre attenta a non dimenticare nulla di quello straordinario mondo della conoscenza umana in cui ogni cosa si trasforma, anche quella più brutta, quella che esiste per dimostrare che la forza della bellezza supera di gran lunga la tentazione del male. E’ nell’amore per la cultura che tutto si rinnova e riprende forma, è nella cultura che viene fuori l’anima di una nazione che ha un grande bisogno di ritrovarsi.