RISVEGLIARE LA COSCIENZA E PUNTARE DECISAMENTE SUL RISPETTO PER COSTRUIRE UNA COMUNITA’ DOVE LA VIOLENZA LASCIA IL POSTO A UN NUOVO E PIU’ CONSAPEVOLE SENSO DELLA VITA
di felice magnani
La violenza non nasce mai per caso, ci sono sempre delle condizioni che la producono, alcune volte occasionali, altre coltivate dalla cattiveria e dall’ignoranza, da quella schizofrenia dell’onnipotenza che cancella il senso della vita, quel desiderio della natura umana di poter godere di una felicità che se non ben orientata e controllata fa perdere di vista quei valori di base che la rendono umanamente normale, capace sempre di dare una forma e un senso a tutto quello che si pensa e si fa. Viviamo in una società che ha perso di vista il senso vero e profondo della vita, dove tutto diventa lecito e possibile pur di cancellare l’altro, di imporre la propria superiorità, facendo leva sull’aggressività e sulla subalternità dell’altro, una società che non sa più aspettare, che ha perso il gusto di guardarsi dentro, di cercare delle risposte, di coltivare la forza accattivante della ragione e del sentimento, una società che pretende tutto e subito, che pur di conquistare un posto al sole è disposta a cancellare chiunque si ponga di traverso. Viviamo in una società dove le famiglie sono radicalmente in crisi, non sanno più offrire una garanzia di aiuto e di sicurezza, non sanno più parlare ai propri figli e soprattutto non li sanno più ascoltare perché hanno troppo da fare. Spesso in famiglia non c’è più nulla da raccontare, nulla che risvegli la bellezza dello spirito e del cuore, nulla che restituisca all’anima la sua innata capacità di entrare a pieno titolo nello splendore della creazione. Ci sono mamme e papà che non sanno più orientare i propri figli, non sanno più coltivare nei loro cuori il gusto di una profonda solidarietà affettiva. Spesso la famiglia è solo una presenza di numeri, di egoismi che non coincidono mai e che rivendicano spazi e ruoli che spesso non hanno nulla da spartire con la volontà di un mondo giovanile lasciato solo con i propri problemi, con le proprie ansie, con le proprie insicurezze, con l’impossibilità di avere accanto qualcuno che sia pronto a capire, a tendere l’orecchio, a porgere una mano, a risvegliare quelle bellezze che nonne, mamme e papà hanno coltivato con fatica e impegno nella loro vita lavorativa e affettiva. Dunque siamo in un tempo in cui non è più possibile demandare ad altri, far finta di niente, criticare e poi non fare, questo è il tempo in cui le persone, i giovani in particolare, hanno bisogno di chiarezza, di qualcuno che sappia stare con loro non come guardiano, ma come educatore che sappia capire la ricchezza che portano nella mente e nel cuore, ma che in molti casi non sanno da che parte girarsi per farla uscire, per fare in modo che il mondo appaia molto più vivo, bello e interessante di quello che è. Si tratta di riavviare uno spirito affettivo che non sia compassione, compatimento o semplicemente sollecitazione, ma capacità vera e profonda di entrare nel cuore dei giovani, nelle loro attese, nella loro voglia di sentirsi protagonisti di obiettivi comuni, di dimostrare quanto valore ci sia dentro una natura umana lasciata spesso in balia di una disarmante aridità. Combattere la violenza significa riattivare nel modo più pieno possibile il senso dell’esistenza, dei rapporti che intercorrono tra le persone, nella forza e nella bellezza della collaborazione e della condivisione, nell’aiutarsi reciprocamente, perché è solo così che, forse, potremo uscire dal tunnel di una vita senza speranza, dove tutto è demandato a varie forme di violenza, dove i valori non contano più e dove i tesori, quelli veri, quelli che cambiano il modo di fare e di essere delle persone, vengono gettati alle ortiche per varie forme di egoismo personale. E’ forse arrivato il tempo in cui il mondo adulto, tutto nel suo insieme, nessuno escluso, faccia proprie le responsabilità umane che gli competono, si renda conto che per combattere la violenza bisogna educare alla comprensione, al senso di responsabilità personale e collettivo, al senso vero e profondo di una unione, di cosa significa diventare grandi, lavorare, amarsi, sposarsi, mettere al mondo dei figli, orientarli, fare in modo che diventino adulti, che sappiano a loro volta creare le basi di una vita che si sappia guardare attorno, che sappia attivarsi per aiutare, per fare, per voler bene, per amare, per costruire sempre qualcosa di più di quel bene comune che ci appartiene e grazie al quale possiamo vivere insieme appassionatamente, cercando sempre di donare il meglio, di costruire ciò che veramente è importante per l’uomo e per la donna, perché vivano amandosi e rispettando appieno i valori educativi della propria esistenza. Niente bullismo quindi, niente aggressività, niente che possa ledere i diritti di chi incontriamo sulla nostra strada ogni giorno, niente che possa fare del male a chi già il male lo deve affrontare e sopportare nel corso della propria vita, sì invece a quei giovani che sanno guardare al prossimo con rispetto e con amore, sì a famiglie che sanno ascoltare i propri figli, aprendo le loro coscienze a tutto quel bene e quel bello che danno un senso positivo alla vita stessa delle persone. Sì alla collaborazione e all’aiuto reciproco, si al rispetto in tutte le sue forme, si alla creazione di un mondo sempre più a misura d’uomo, dove l’amore sia davvero creatore di gioia e di felicità. Rispettare le donne è rispettare la vita, significa ricomporre quella bellezza della Creazione di cui la Natività cristiana resta il punto di partenza per un Natale che rimetta in circolo quella voglia di bene da distribuire a tutti, uscendo da quelle forme di egoismo che snaturano le volontà positive degli esseri umani. Guardare al Natale che sta per arrivare significa cambiare vita, mettersi insieme, capire che siamo tutti corresponsabili di come vanno le cose, significa soprattutto dare un senso a quello che si fa e farlo bene, con il contributo di tutti, nessuno escluso.
25 novembre
Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne