Sono stati posizionati in questi giorni i ponteggi sulla facciata della chiesa della Santissima Trinità, la chiesa edificata all’ingresso di Gavirate tra la fine del XVII e l’inizio del XVIII secolo. I lavori di ristrutturazione del tetto inizieranno la settimana prossima, sotto l’egida della Soprintendenza ai Beni Ambientali, diretti dall’architetto Alessia Chiaravalli e dall’ingegnere Roberto Belfiore. L’intervento è stato reso necessario in seguito alla presenza di alcuni segni di infiltrazione sulle volte e nel solaio. Subito sono state verificate le condizioni del tetto che è risultato in pessimo stato di conservazione: diversi elementi del manto risultano scivolati, rotti o mancanti e le lastre bituminose di supporto sono senza continuità di colmo e lasciano penetrare l’acqua. E’ particolarmente compromessa una trave di colmo. Inoltre si rivela particolarmente degradata la superficie del frontone. Il progetto prevede un intervento di risanamento conservativo della copertura e di restauro delle superfici esterne, limitatamente alla sommità della facciata. Sono previsti l’integrazione del manto in coppi, la sostituzione della trave di colmo con una della stessa essenza e dimensione. Verrà inoltre revisionata e migliorata la lattoneria, dopo che saranno restaurate le superfici esterne del frontone ad opera del dottore Fulvio Baratelli. La spesa prevista è di circa 45mila euro. Tutta la comunità pastorale che prende il nome dalla chiesetta è invitata a contribuire, anche con erogazioni liberali, che prevedono sgravi fiscali, mettendosi in contatto con l’ufficio della segreteria della parrocchia.
La chiesa della Trinità è stata amata da tre scrittori: Guido Morselli, “il solitario di santa Trinità” ne parlò già nel 1947 nel suo saggio “Realismo e fantasia”. La proprietà acquistata dal padre nelle adiacenze, ora parco Morselli, divenne il luogo privilegiato per la creazione della sua opera letteraria: “Il poggio di Santa Trinità si spicca dalla falda di una montagna, di buon’altezza, densa di castagni e faggi e aguzza di abetine al sommo”, così l’incipit del libro.
“Buoni terrieri, uditemi. Io voglio che in ringraziamento al Signore Nostro Uno e Trino, voi costruiate una chiesa e vi facciate orazione”: questa è la voce del cavaliere che nella notte dei tempi attraversò il lago di Varese gelato e per grazia ricevuta volle che venisse eretta la chiesetta. La fece risentire Gianni Rodari quando scrisse la leggenda della chiesetta della Santissima Trinità, invitando i lettori a guardare il lago “quello che alcuni vecchi dicono sia un avanzo delle acque del diluvio”. La chiesetta fu amata anche da Mura, al secolo Maria Volpi Nannipieri (1892-1940), scrittrice molto letta tra gli anni Venti/Cinquanta del secolo scorso. Nell’opera postuma “Camelia tra le fiamme”, la protagonista “giunta alla chiesetta della Trinità. pregò inginocchiata sul gradino sotto la finestra, alzando gli sguardi sull’altare maggiore”.
Federica Lucchini