Oggi si parla pochissimo di ordine, a volte lo si dà per scontato, come se rientrasse nei prerequisiti di ciascuno. Non è così. Molti anni fa l’ordine aveva un ruolo molto preciso, lo aveva nella configurazione familiare, politica, religiosa, educativa, era parte integrante di un complesso di norme e di regole che qualificavano la persona, la rendevano degna di essere parte viva di una comunità che, sull’ordine, fondava la sua credibilità. Con il passare del tempo e con l’avvento di una società dal profilo fortemente consumistico, votato all’apparenza e alle sue prerogative, si è forse pensato che l’ordine rientrasse nella configurazione storica e sociale di un sistema superato, vincolato a quelle dipendenze nepotiste che lo trasformavano in un’immagine eccessivamente impositiva. Da una parte della popolazione era visto come subordinazione, una sorta di integralismo, legato a un potere che, con l’ordine, annullava la libertà personale. Ordine come disciplina, surrogato di una mentalità oppressiva, capace di frantumare il valore costituzionale della libertà. In molti casi l’ordine è stato demagogicamente inserito nella propaganda politica, quella che si faceva promotrice di livelli libertari insofferenti a ogni forma di regola o di norma che ne mettesse in discussione l’identità. Sta di fatto che all’ordine si è sempre contrapposto il disordine, supportato in qualche caso da una teoria educativa secondo la quale il disordine sarebbe stato vera espressione di autonomia, intelligenza, indipendenza. Tra ordine e disordine è si è sviluppato una sorta di conflitto, una concorrenza protetta da pensieri e ideologie contrapposti. Anche oggi chi parla di ordine sociale, morale, politico e religioso viene visto con sospetto, quasi volesse esercitare un funzione di tipo padronale, una sorta di predominio culturale . Eppure la società in cui viviamo ha un grande bisogno di ordine materiale, culturale, sociale, politico e morale. In questi anni di libertà democratiche portate come esempio di uno stato liberale formalmente coeso, ci si è resi conto che l’ordine è piuttosto carente, soprattutto là dove sarebbe estremamente utile e necessario. Una società ordinata, in cui l’ordine nasce da una precisa coscienza storica e da un diffuso senso di responsabilità individuale, fornisce un supporto ideale all’evoluzione di una corretta democrazia. Il disordine subentra quando manca una convinzione civica adeguata, quando non si è capito a sufficienza chi sia il cittadino e quali compiti abbia per rispondere adeguatamente alle necessità di una vita di relazione comunitaria, corretta.