E’ stata la grande cassetta di legno nella camera della nonna ad attirare la sua attenzione, un giorno di tanti anni fa mentre era in vacanza nella casa paterna a Zoppé di Cadore, il paese dei gelatieri, in provincia di Belluno. “La curiosità era tanta -ricorda Ezio Pampanin la cui famiglia era giunta a Gavirate nel 1936 e fino al 2005 è stata da tutti conosciuta per l’ottimo gelato artigianale- Non immaginavo che cosa avrei trovato. Rimasi stupito quando, aprendola, vidi decine e decine di libri da messa in latino e in italiano. Ebbene, erano zeppi di santini custoditi come reliquie, belli, rifiniti con cornici simili a trine. Capii che era un tesoro affettivo, di religiosità popolare che dovevo custodire. Ce n’erano tante insolite, di provenienza austroungarica. Mio nonno lavorava alle dipendenze di un suo compaesano che, per ordine dell’imperatore Francesco Giuseppe, ebbe il monopolio del gelato, così tanto apprezzato”. Intanto che Ezio sfoglia i molti raccoglitori che evidenziano una cura particolare, colpisce l’attenzione una immagine antica di Gesù. Sotto la scritta: “La cattedra che egli ha scelto è il presepe. Il rimedio che egli ci insegna è la croce. La croce che rende amabile la croce è lui medesimo”. Sotto la traduzione in spagnolo: “La catedra que ha escogido es el pesebre. El remedio que nos ensena es la cruz. La luz que hace amable la cruz es él mismo”. Molti compaesani aveva raggiunto il Sudamerica, come anche la Francia. Un santino che rappresenta Giovanna d’Arco porta la scritta “Dieu le veut!” (Dio lo vuole). Tracce dell’emigrazione si trovavano, dunque, anche nei libri religiosi. “Ad incrementare la mia raccolta -riprende- quando ero ragazzo ci pensò una cugina di mio padre che era perpetua. Potete immaginare quanti me ne ha dati!”. L’occhio fatica a cogliere la ricchezza di figure e di particolari. Sono tutte ben conservate a sottolineare la preziosità della fede che emanano. “Parrocchia di sant’Anna di Zoppé. Preghiera per implorare da Dio la pace”. Era stata composta dal Papa Benedetto XV nel 1915 quando scoppiò quella che lui definì “un’inutile strage”, il primo conflitto mondiale. Fanno da contorno a questa immagine gli elmi dei soldati. Tante sono le immagini di sant’Anna (a Zoppé la pala dell’altare maggiore a lei dedicata è attribuita a Tiziano) e di sant’Antonio da Padova. Ce n’è una che risale al 1931, nel 7° centenario della sua morte con la scritta: “Arrivo di sant’Antonio moribondo da Camposampiero al convento dell’Arcella ove morì il 13 giugno 1231”. “Tengo a precisare -conclude Ezio- che di santini ne ho comperati pochissimi: parenti e amici, sapendo della mia passione, me ne hanno regalati molti. Ricordo un giorno d’inverno quando il negozio era chiuso: nella buca delle lettere ho trovato una busta che ne conteneva 65. Il mio rammarico è che non ho mai saputo chi ringraziare”. E intanto che sfoglia i raccoglitori appaiono i visi e le preghiere a san Camillo de Lellis, protettore dei malati, san Filippo Neri, sant’Espedito, protettore delle cause urgenti, san Mauro Abate.
Federica Lucchini