Menta e Rosmarino

Per date gusto, sapore e profumo alla vita del paese

  • Comuni
    • Azzio
    • Besozzo
    • Caravate
    • Cazzago Brabbia
    • Cittiglio
    • Cocquio Trevisago
    • Cuvio
    • Gavirate
    • Gemonio
    • Laveno Mombello
    • Orino
    • Altri Comuni
  • Il Giornale
  • Libri
  • Arte
  • Chiesa
    • Don Hervè
Sei qui: Home / Comuni / Cocquio Trevisago / Riflessioni sul paese del “dopo coronavirus” articolo di Alberto Palazzi

Riflessioni sul paese del “dopo coronavirus” articolo di Alberto Palazzi

 20 Maggio 2020 |  Pippo | |

Riflessioni sul paese del “dopo coronavirus”

L’articolo di Stefano Boeri, largamente commentato su questo sito, verteva sulla situazione attuale delle zone urbanizzate e la necessità di andare “via dalle città, nei vecchi borghi ove c’è il nostro futuro”. Ho già avuto occasione di commentare con soddisfazione questo articolo e ora voglio soffermarmi a ragionare su come potrebbe configurarsi il “vecchio borgo” dopo la tragica esperienza del coronavirus (e in un periodo storico che lascia presagire dei gravi problemi economici).
La mia proposte per un paese “nuovo” si basano su una premessa e cioè che Il benessere non deve essere pensato unicamente in termini di denaro (di PIL!!). Il denaro gioca un ruolo fondamentale; per vivere dignitosamente bisogna possederne a sufficienza – in tal senso non nutro dubbi – , ma il benessere dipende anche da tanti altri fattori: dalla forza delle nostre relazioni, dalla qualità dell’ambiente in cui viviamo, dallo stato di salute, dalla nostra preparazione culturale etc etc … Vorrei immaginare un modello di paese che si fondi non soltanto sui bisogni dell’economia, ma anche su quelli dell’uomo e che rappresenti una valida alternativa al materialismo consumistico della città, al quale, in questi anni, ci siamo un po’ troppo conformati.
In un futuro prossimo soldi ne gireranno pochi, questo fatto è ormai estremamente probabile, e quindi bisognerà saper apprezzare aspetti diversi. Dobbiamo cercare di recuperare tanti valori che avevamo messo un po’ da parte: il rapporto con la natura, con i nostri campi e i nostri boschi, le nostre bellezze paesaggistiche, e poi le prospettive culturali, la socialità, quell’identità collettiva che il paese ha sempre saputo offrire …
Non penso certamente che la gente possa affluire in un paese che si omologhi passivamente a certe periferie urbane; questo sarebbe il peggio; sarebbe la fine dei nostri paesi, la loro rovina.
Dobbiamo differenziarli, farne – e mi ripeto – una realtà alternativa. Ovviamente chi sceglierà il paese come spazio abitativo non potrà contare sui tanti servizi e sulle tante infrastrutture della città (e neppure dovrà pretenderli!). Immagino il ritorno al paese come scelta di vita e questa scelta comporterà anche qualche rinuncia, qualche cambio di rotta in un’ottica più sobria e più comunitaria. In tema di relazioni – è un esempio – siamo passati in questi ultimi anni da un ambiente socializzante e comunitario, quale il paese è sempre stato, a una comunità improntata sull’individualismo e sull’isolamento. Le conseguenze sono inevitabilmente dolorose: oggi, anche in paese, ci ritroviamo afflitti da quelle che qualcuno ha chiamato “passioni tristi”: consumismo, gioco d’azzardo, televisione … , “passioni” che si portano appresso un vuoto di umanità purtroppo destinato a crescere nel tempo.
Quella socialità va recuperata. Va inoltre recuperato il rapporto con la campagna. Oggi si sente dire che coltivare l’orto (o la campagna), “non conviene più”, riducendo la questione ad un aspetto meramente economico senza rendersi conto che il rapporto con la terra e con la natura in generale offre soddisfazioni che vanno ben oltre.
Poi qualche animale ci vuole … Anche animali da cortile: un paese senza un uovo fresco, che
paese è? Altro valore cui dedicare nuove attenzioni è rappresentato dal paesaggio. L’abbiamo violentato, l’abbiamo abbruttito, dobbiamo andare lentamente a correggere i nostri sbagli perché la bellezza avvicina e richiama la serenità e la gioia di vivere.
Nei nostri luoghi la potenzialità è rappresentata soprattutto dalla vocazione verde, che deve essere ancora rafforzata, valorizzandola al meglio.
Credo poi molto nell’importanza degli investimenti culturali, specie quelli legati al territorio: nel paese della modernità la cultura deve giocare un ruolo più rilevante anche perché la persona colta sa cogliere meglio l’eco del bello e il sapore della propria storia.
Va comunque preso atto che il nostro modo di essere è già molto cambiato rispetto al passato, non siamo più “provinciali”, ma paesani connessi con il mondo, capaci anche di lavorare con il computer da casa. Capaci di collegarsi con l’intero pianeta, cosa un tempo inimmaginabile.
Mi piacerebbe poi che ritornassero a far parte dei nostri comportamenti la “lentezza” e il “tempo perduto”. La vita di paese si presta a questo scopo. Abbiamo bisogno di fermare un po’ il tempo, di dilatare il pensiero e le nostre emozioni; riordinare le idee, anche rivivere ciò che abbiamo già vissuto. I nostri nonni consideravano spazi del “tempo perduto” quelli del raccontare, del ricordare, del giocare con i piccoli, della trasmissione della memoria ai nipoti. Credo che tutto ciò vada recuperato; il “tempo perduto” non è perduto, è il tempo della vita vera, come quello dedicato all’amore o alla poesia.
Sono convinto che una vita impostata in modo diverso, forte di scelte culturali diverse, possa riaprire tanti nuovi orizzonti, anche se dovesse prospettarsi una grave crisi economica. Dobbiamo riuscire a intrecciare sobrietà e serenità, ecologia e poesia, bellezza e cultura, e chissà che il paese non possa diventare il laboratorio di un nuovo umanesimo!

Affinché la mia proposta possa non apparire solo teorica, mi permetto formulare alcuni suggerimenti di minima circa la gestione di un “paese nuovo”, naturalmente a complemento delle tante azioni che normalmente gli Amministratori già mettono in atto.

1) Creare un organismo specifico per fare fronte ai diversi (e nuovi) problemi economici
2) Salvaguardare e promuovere le produzioni locali, i processi di lavorazione e trasformazione tipici ed educare i consumatori verso una scelta a chilometro zero o a filiera corta.
3) Favorire la partecipazione dei giovani e il ricambio generazionale nella vita attiva del paese
(Per esempio privilegiando i progetti delle associazioni che annoverino tra i propri soci il 51 % di gente con età inferiore ai cinquant’anni).
4) Fare in modo che ogni cittadino possa adottare un luogo pubblico e prendersene cura
5) Creare un laboratorio della memoria, uno spazio del “tempo perduto”, possibilmente luogo d’incontro pubblico tra le generazioni
6) Agevolare fiscalmente i piccoli negozi affinché possano sopravvivere continuando a fornire un servizio (specie agli anziani) e a tenere viva la socialità.
7) Agevolare fiscalmente i gestori di attività (bar, oratori, circoli .. ) che offrano possibilità d’incontro
8) Stabilire che in ogni consiglio comunale ci debba essere come primo punto all’ordine del giorno un’iniziativa culturale.
9) Creare un luogo d’incontro atto a favorire l’integrazione dei nuovi residenti
10) Dare incentivi nei centri storici a chi abbatte edifici incongrui o a chi restaura la propria casa rendendola più adatta al contesto.
11) Stabilire che ogni amministrazione comunale faccia per legge un’assemblea pubblica ogni sei mesi sulle scelte riguardanti la comunità.
12) Fornire gratuitamente piccole pianticelle per favorire la piantumazione (specie degli alberi da frutta).
13) Creare un organismo che contribuisca a garantire la sicurezza delle abitazioni
14) Affidare alle scuole la “governance” del verde pubblico
15) Introdurre nelle scuole seminari sullo studio del paesaggio e della propria storia, con escursioni sul territorio che diventino occasione di approfondimento e, al tempo stesso, strumento per trasmettere ai giovani l’amore per i propri luoghi.
16) Creare percorsi nella natura, percorsi “vita” e creare anche dei gruppi di cammino
17) Creare una mappa dei luoghi del paese che meritano di essere visitati, visti o vissuti
18) Fornire gratuitamente ai cittadini residenti piante da fiori (gerani etc.. ) a condizione che le stesse vengano esposte ai balconi e alle finestre

palazzi

Come si fa a non essere d’accordo con le acute osservazioni dell’ amico Alberto Palazzi?
Il suo discorso non fa una grinza specialmente quando elenca le proposte, da lui elaborate, per trovare soluzioni alla “rinascita” dei vecchi borghi attraverso una serie di idee e soluzioni ben ponderate che necessitano, per essere realizzate, di non cospicui investimenti, in seguito alla comparsa del coronavirus e le sue nefaste conseguenze sia dal punto di vista sanitario, economico e quello sociale.
E visto che a quanto pare di soldi ne verranno erogati parecchi, (55 miliardi di euro per
la manovra governativa, 37 miliardi dal MES e circa 100 dall’Unione Europea), sembra un altro piano Marshall!! Sempre che si riesca a trovare un accordo fra il Nord e il sud Europa e sempre che questa massa di denaro segua le vie giuste per arrivare dove deve arrivare (appalti pubblici docet ..).
Certo che con tutti questi soldi potrebbero essere una opportunità per tutti gli incentivi per riqualificare i vecchi borghi e tutto quello che gira attorno a loro (ristrutturazioni ,, riqualificazioni , nuove  professioni , nuove attivita’ , nuovi luoghi dove gli anziani avrebbero la possibilita’ di raccontare le loro storie sulle loro immigrazioni, sulle loro vicende storiche, sui loro luoghi di lavoro, aumentare il verde pubblico, ripristinare gli edifici tipo villa Vallardi..
Il PIL non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione o della gioia dei loro momenti di svago. Non comprende la bellezza della nostra poesia o la solidità dei valori familiari, l’intelligenza del nostro dibattere. Non tiene conto né della giustizia nei nostri tribunali, né dell’equità nei rapporti fra di noi. Il PIL non misura né la nostra arguzia né la nostra saggezza né la nostra intelligenza. Misura tutto, in breve, eccetto ciò che vale la pena di essere vissuto. Molto bello Alberto il tuo intervento sulla “lentezza” e il “tempo perduto” tutt’ora ben presenti nella nostra tradizione orale e anche in quella scritta che ben testimonia il ruolo fecondo culturalmente di “Menta e Rosmarino ” che testimonia ogni sei mesi, il passato e il presente dei nostri luoghi. Soprattutto bisognerebbe vincere quel pesante freno a mano rappresentato dall’indifferenza, dall’ oblio, da quella massa informe che impasta tutto e frena ogni (nella grande maggioranza dei casi ) tentativo di sbloccare e di evitare che una grossa pietra tombale che ci incastri definitivamente nell’ inattività ( non fisica… ) ma quella del pensiero, della lucidità, della ricerca culturale, quindi… ben venga una proposta più che valida che porti una ventata di aria pulita, ben strutturata, da cui attingere a pieni polmoni quegli ideali essenziali per ognuno di noi ma che bisognerebbe fossero distribuiti fra tutti.. ( per il bene di tutti!) Grazie Alberto!

Sella Giorgio- Cocquio Trevisago

 

 

Cerca nel sito

  • Home
  • Contatti
  • Redazione
  • Privicy
  • Accedi

© Copyright 2013 - 2025 · Menta e rosmarino

Our Spring Sale Has Started

You can see how this popup was set up in our step-by-step guide: https://wppopupmaker.com/guides/auto-opening-announcement-popups/