La cultura è fondamentale, è la rivincita contro le ingiustizie della vita, la speranza di chi non avendola avuta cerca di farla vivere nei propri figli e nella comunità a cui appartiene. E’ il respiro di chi vuole affrancarsi da varie forme di materialismo, che vuole capire sempre qualcosa di più di quella realtà in cui vive la sua dimensione individuale e sociale. Ridare spazio alla cultura significa rilanciare la capacità di pensare, di riflettere, di dare spazio alle varie forme di creatività e di espressività umana. Di solito alla base c’è un forte desiderio di apprendere, approfondire, comporre, elaborare, desiderio che va di pari passo con la capacità del maestro di entrare in contatto con il discepolo, avviandolo a una presa di coscienza ampia e progressiva, in cui si esprimono le ricchezze individuali e la propensione a una costante continuità esplorativa. Parlare di cultura significa entrare nel cuore della comunicazione interiore e in quella che raccoglie le idealità del mondo, cercando di costruire ponti, connessioni, interessi, intuizioni, aspirazioni, emozioni e soluzioni. Uno stato che non fa cultura, che non allena i suoi giovani all’amore per la cultura, che non si attiva nell’educazione alla conoscenza e al sapere che fa sapienza, è uno stato che riduce la dimensione umana, la restringe, impedendole di essere ricerca continua e costante. La cultura non è un’esclusiva, ma è fonte alla portata di tutti. A tutti è consentito aprire il proprio cuore alle sollecitazioni dell’intelligenza, alla sua duttilità, alla sua capacità di concorrere ad aprire nuovi orizzonti e nuove forme di conoscenza e di coesistenza. E’ grazie alla cultura che si trovano nuove vie di crescita e di collaborazione, è con la cultura che si cresce interiormente e nella pratica sociale, che si impara a dare un valore alle scelte e alle cose che si fanno. E’ grazie all’attività culturale che l’uomo costruisce il proprio destino e quello della società di cui è parte integrante. La cultura non è mai divisiva, non crea antagonismi, non mette le persone contro, non alimenta l’odio di classe, ma crea una disponibilità all’empatia e alla comprensione, alla convergenza e alla collaborazione, si tende, per far sì che ognuno possa dare la sua parte di ricchezza personale. La cultura non è mai razzista, mette al centro l’uomo con i suoi valori e gli fornisce gli strumenti per vivere una vita più libera e più responsabile, capace di saper individuare e capire i segreti del mondo.
Quando una società arriva allo scontro vuol dire che è stata privata della possibilità di crescere sul piano culturale, di pensare e di riflettere, di imparare l’arte del dialogo e della condivisione, di unire modalità diverse per raggiungere obiettivi comuni. La cultura non è una proprietà, ma opportunità che si dispone, si apre, si risolve nell’esigenza collettiva di cogliere ciò che di utile e di buono esiste nella natura umana. La cultura può essere un’ottima maestra di vita, quando aiuta gli esseri umani a cogliere la bellezza, l’onestà, la solidarietà, quando si mette al servizio per dare un volto più credibile e affidabile alla vita individuale e a quella sociale. La scuola riveste in tutto questo una funzione primaria, fornisce metodi, consigli, visioni, attività manuali e mentali, sollecita la curiosità, la predispone a una comprensione profonda, capace anche di dare risposte agl’interrogativi vitali. La scuola è scuola soprattutto di vita, è indagine e scoperta, ordine e sperimentazione, disciplina e approvazione, è la base su cui la persona costruisce la propria identità, attivandosi per una visione sempre più ampia, per sfuggire ai vuoti esistenziali di una natura umana spesso vittima di varie forme di repressione e di conflitto. Affidarsi alla cultura significa trovare nuove vie di elaborazione e di definizione, sviluppando una serie di condizioni esistenziali mai conosciute e vissute. Una società senza cultura, dove l’unico potere riconosciuto è quello di una materialismo sfrenato legato ai soldi, alla ricchezza e al successo, è destinata a un declino costante. La cultura sollecita l’umanità, la fa conoscere e la coltiva, la promuove e la aggiorna, permette di non perdere il filo con la vita e le sue scoperte, consegna le chiavi di un divenire più pacatamente gradevole, meno invasivo, dove l’energia è capace di farsi apprezzare senza dover ricorrere al compromesso per trovare una via di realizzazione. E’ con la cultura che gli uomini imparano a vivere e a convivere, ritagliandosi un’identità che non sia solo corsa a un benessere esasperato. La cultura non è una bandiera che sventola sulla mediocrità, ma una luce che si accende e che permette alla mediocrità di elevarsi, di comprendere qualcosa di più di quello che le appartiene per natura, è il modo più legale e più giusto per ambire a una condizione accettabile di umanità. La tendenza odierna è quella di pianificare, di appiattire, di elevare senza insegnare, lasciando spesso le persone in una sorta di limbo esistenziale, da cui riesce difficile affrancarsi. La cultura è soprattutto cultura di vita, per questo va insegnata, vissuta, promossa, occorre creare una disponibilità a un’ elevazione personale dei livelli di conoscenza e di partecipazione. Tutta la nostra base democratica si fonda sulla cultura: cultura costituzionale, democratica, cultura di un paese responsabile dei propri diritti e dei propri doveri, dove nulla può essere lasciato al caso e dove tutto deve tendere verso una sempre più piena e solidale unità democratica. Oggi viviamo un tempo complicato, dove spesso l’istinto prevale sulla ragione e dove diventa sempre più difficile far confluire e far convergere le regole base della convivenza civile, è un tempo di grandi rivolgimenti sociali, che apparentemente rientrano nel sistema, ma di fronte ai quali il sistema è spesso sprovvisto di risposte certe. La cultura, pur essendo di per sé strategia della ragionevolezza del pensiero si trova spesso invischiata in una presunzione di parte che si trasforma in aggressività, in cui annegano spesso quei valori di civiltà sui quali si è cercato di costruire la base comunitaria. E’ sul fronte dello studio, dell’educazione e della formazione che si gioca il futuro del paese, un paese che deve guardare avanti senza mai dimenticare cosa sia la vita umana, senza dimenticare mai quali siano le condizione sulle quali questa vita così bella e preziosa abbia veramente il diritto di affrancarsi, emanciparsi e diventare espressione viva e vitale di una società che guarda con fiducia al proprio rinnovamento e al proprio futuro.