La colonia
Cosa fosse la colonia, io non lo sapevo. Ero piccolo e avevo sentito solo mio fratello Massimo, maggiore di me, raccontare di come avesse trascorso le vacanze al mare o in montagna, delle avventure, passate in compagnia, e dei meravigliosi paesaggi della Valsassina o delle spiagge di Rimini.
Ricordo che quell’anno, era il 1963, papà lavorava come verniciatore per una ditta, che aveva stipulato un accordo con la cassa mutua per mandare in colonia i bambini dei dipendenti.
La mattina della partenza ero molto emozionato. Guardandomi allo specchio, ammiravo il berrettino alla marinara blu e la maglietta a righe orizzontali bianca e blu che indossavo. Credevo di essere un soldatino ed ero molto orgoglioso di quella semplice divisa.
La partenza era il 1° luglio e la meta erano le belle spiagge di Cesenatico. La mamma mi accompagnò al pullman e ricordo che una lacrima le scendeva dagli occhi. Era la prima volta che ci separavano.
Arrivati a Cesenatico entrammo ordinati in fila per due in un grande edificio, dove c’erano grandi stanze con tanti lettini uno a fianco all’altro, come in una caserma.
La prima notte ho pianto, come tanti, e, anche se non ricordo il viso della mia assistente, ricordo bene la sua dolcezza e le sue parole che mi consolavano.
Il giorno successivo fu diverso. Iniziai a giocare con gli altri bambini, a fare conoscenza e. durante i quindici giorni della vacanza, riuscii a farmi tanti amici con cui condivisi le piccole marachelle, i bagni al mare e tanta allegria.
Tornato a casa non c’era la mamma al pullman, ma mio fratello che mi chiese subito come era andata e se mi ero divertito. La mia risposta fu subito affermativa. Riuscii a ripetere la mia vacanza in colonia per 4 anni di seguito, sino a quando papà ebbe il posto di lavoro in quella ditta, poi la ditta chiuse i battenti ed io non andai più in colonia.
Oggi non c’è più la colonia. Le ditte non mandano più i figli dei dipendenti al mare o in montagna aiutando tante famiglie con difficoltà economiche ad avere una possibilità di vacanza per i figli.
Questo è un vero peccato, perché a me è servito molto; ho fatto delle belle esperienze, ho conosciuto tanti bambini con i loro pregi e difetti ed ho imparato ad essere più autonomo e responsabile di me stesso.