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Ricordi d’infanzia 4 di Renato Furigo

 11 Febbraio 2018 |  Pippo | |

Il campo di calcio di Cavona era tutto dissestato. Aveva un alto dislivello e dal fiumiciattolo verso la strada veniva giù una corrente d’aria che quando giocavi ti sembrava di avere il vento contro. Le porte, prima in legno e poi in ferro senza reti né tiranti, sembravano enormi specialmente quando tiravi un rigore.
Gli spogliatoi non c’erano e, anche se eri sudato fradicio, a piedi nudi con le scarpe in spalla dovevi correre a casa per lavarti. Quante partite e …. quante sudate! In particolare, ricordo ancora una partita nel campo di Cavona. Io ero in vacanza e spesso ci si trovava a tirare quattro calci. Quel giorno volevamo fare qualcosa di diverso una mega partita tra villeggianti, alcuni dei quali nativi di Cavona, ma che tornavano solo per le vacanze, contro i residenti.

Nella squadra di Cavona c’erano il grande Giancarlo detto “Cavona”, che aveva giocato con dei grandi campioni ed era uno dei pochi con i piedi buoni, l’inesauribile Ginetto dal tocco vellutato, il Giambattista roccioso difensore. In porta c’era l’imbarazzo della scelta. Si alternavano infatti il Vittorio, piccolo di statura ma dalle uscite a valanga e l’Aldo più alto, ma se la palla era rasoterra si distendeva come una molla. Le prendeva quasi tutte.

Dalla parte dei villeggianti c’ero io, Renato, nel ruolo di difensore con l’ordine di fermare il Cavona, Salvatore gracile ma combattente e il grande Antonio, anche lui buon giocatore (aveva militato nel Comabbio) e tanti altri di cui faccio fatica a ricordare i nomi. La partita era molto sentita, il tono molto acceso, agonismo alle stelle. Le pedate e le proteste non mancavano. L’arbitro era l’Elio di Milano, che forse di gioco capiva poco ma sapeva stare in compagnia e si prestava sempre.

La cosa certa che rammento è la vittoria dei residenti per sei o quattro a zero. Nonostante la figuraccia e i lividi, ci ritrovammo la sera per discutere ancora della partita e bere qualcosa in compagnia. Ridemmo molto delle nostre prestazioni calcistiche e non ricordo chi disse: – La prossima volta faremo scapoli contro ammogliati così avremo anche il tifo di mogli e fidanzate, naturalmente con pizza e birra finale.
In quegli anni, in quelle estati, quante partite, quanti gol, quanti sorrisi e pianti di dolore per i colpi ricevuti, però che belli quei momenti di allegria dove la cosa più importante era solo stare assieme e giocare, giocare, giocare.
Renato Furigo

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