Per “Ricordando…Patrizia” 2023, tutto era pronto! Il grande pianista Massimiliano Damerini, mi aveva inviato fin dal mese di dicembre del ’22, un programma meraviglioso, i testi per il programma di sala, di accompagnamento ai brani che sarebbero stati eseguiti erano stati scritti, pure era stato prenotato il pianoforte all’amico Giancarlo Pedroli. Tutto era pronto da mesi; avevamo fatto anche il programma per il suo Master a Orvieto, dove ci saremmo incontrati come facevamo negli ultimi anni, ed avrei sentito in anteprima, il 5 agosto, il nostro concerto. Era un signore gentile ed affabile, sorrideva alla vita, legato profondamente alla sua famiglia, ai figli ed alle nuore, era diventato nonno da pochi mesi, inoltre era soddisfatto di aver realizzato un capolavoro assoluto: l’integrale di Ludwig van Beethoven, registrazione perfetta con un tecnico del suono capace e valido quale il figlio Luca. L’opera è incisa con l’etichetta The Library classics; gli otto volumi sono pubblicati su Spotify.
Tutto pronto se non che, nelle ultime settimane alcuni disturbi neurologici apparvero nel suo quotidiano, e nonostante ciò, pur avendo annullato tutti i concerti primaverili, faceva programmi per l’estate, privilegiando l’amicizia per me e per il pubblico del nostro comune. Ci siamo parlati fino alla fine di giugno, poi il 5 luglio l’ultimo suo sms: ” Ciao Elli, purtroppo se parlo mi stanco, comunque sono in via di notevole miglioramento……Per ora sono ancora bloccato a letto e forse anche domani…” poi il 20 luglio la sua drammatica scomparsa.
Tutti i giornali anche internazionali, hanno riportato la notizia, io qui ne riporto una delle tante.
Massimiliano Damerini : catene di atomi lucenti ( di Ettore Grazia – 21/07/2023)
Nel 2013 ebbi la fortuna di conoscere Maria Flavia Cerrato, l’attuale pianista dello Schallfeld Ensemble, che documentò per me in via eccezionale il concerto di Cajkovskij n. 1 suonato da Damerini al Teatro Carlo Felice di Genova; in quell’occasione il pianista genovese diede un saggio della sua bravura e si espresse così:
“Analizzare il tutto e filtrarlo attraverso il proprio vissuto”, questo il lavoro che un interprete dovrebbe svolgere trovandosi di fronte ad una partitura. Che essa sia stata scritta ieri e mai eseguita, oppure duecento anni fa, ormai storicizzata da innumerevoli e più o meno grandi musicisti…”.
Cercare un equilibrio interpretativo tra momenti pianistici differenti della storia era il suo scopo, dimostrare che forse esiste una calibratura acustica ed emotiva dei suoni che discerne dalle distanze temporali. Damerini non aveva il piglio dell’esecutore estroso sul palco, anzi era un uomo calmissimo, gentile e ben vestito, che puntava tutto sul suono e la sua razionalizzazione, sull’inflessibilità dei tempi e sulla corretta accentuazione delle dissonanze e della sobrietà espressiva.
Ci sono moltissimi riferimenti per ascoltare Damerini, forse eccessi discografici per il comparto classico e parecchie mancanze per quello contemporaneo, soprattutto in relazione ai compositori italiani (Ambrosini, Gentilucci, Di Bari, Fellegara e recentemente Magnan), ma per chi come me ama la contemporanea, consiglio di rifarsi l’orecchio almeno con le interpretazioni ancora non superate di pezzi come Lemma Icon Epigram di Brian Ferneyhough, di Ausklang di Helmut Lachenmann, con i pezzi flauto e piano con Roberto Fabbriciani comprensive delle versioni profuse su Nino Rota, nonché con le esecuzioni di Su un oceano di scampanellii e Rose in Fiamme di Mauricio Sotelo, con i Concerti per pianoforte di Luis De Pablo, il concerto für Klavier und Orchester di Bettina Skzypczak, nonché naturalmente il Complete Piano Works di Salvatore Sciarrino.
Il teatro Carlo Felice, luogo della camera ardente dell’artista, costituirà anche la sua ultima “apparizione”.
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